Corriere della Sera

Charlie, i medici: «È giusto tentare una cura»

A Londra arriva il trattament­o ideato dal Bambino Gesù. E il caso del neonato torna davanti ai giudici

- Margherita De Bac mdebac@corriere.it

Torna ai giudici la decisione sul destino di Charlie, nato con una malattia rara gravissima, undici mesi trascorsi in ospedale, schiavo del respirator­e. Lunedì l’Alta Corte inglese, sezione minori presieduta da Nicholas Francis, riesaminer­à il caso. Potrebbe essere modificata la sentenza con cui lo stesso magistrato aveva autorizzat­o i medici del Great Ormond Street hospital a sospendere le cure, ritenute inutili dai sanitari. Avrebbero già potuto procedere, spingendo un bottone.

Invece la mobilitazi­one internazio­nale messa in piedi dai genitori ha costretto l’amministra­zione a ritardare quel momento: «Siamo felici e commossi», riprendono a sperare i coniugi. L’elemento determinan­te è stato il parere inviato nella notte tra mercoledì e giovedì all’ospedale pediatrico londinese dalla squadra di 9 esperti coordinati dal Bambino Gesù di Roma, proprietà della Santa Sede.

Il documento afferma che «ci sono evidenze di funzioname­nto», basate su studi in laboratori­o (dunque non su prove animali e tantomeno cliniche), di un protocollo sperimenta­le. La presunta cura, messa a punto negli Stati Uniti, ha dato risultati incoraggia­nti nei test cellulari come dimostrano lavori pubblicati e in via di pubblicazi­one. In linguaggio tecnico, le molecole La lettera Inviata dal Bambino Gesù di «deossinucl­eosid», simili ai mattoni del Dna, sarebbero in grado di raggiunger­e il cervello e di stimolare il tessuto cerebrale di Charlie, nato con la sindrome da deplezione del Dna. Errore genetico nel cuore delle cellule. I ricercator­i conli cludono: «Siamo consapevol­i che sia una terapia sperimenta­le. In teoria dovrebbe essere provata su modelli animali. Tuttavia non c’è tempo sufficient­e per svolgere altri studi e giustifica­re l’impiego su Charlie Gard. Chiediamo che gli venga somministr­ata». Non ci sarebbe bisogno di trasferire il bimbo, il protocollo è riproducib­ile ovunque.

Il presunto farmaco è già disponibil­e? Nel documento non è scritto. C’è un’azienda cinese che lo produce con una formula per bocca. Il rinvio concesso dall’Ormond appare più un atto di rispetto nei confronti di quanti stanno spingendo per una soluzione diversa, rispondend­o agli appel- mediatici dei genitori Gant. Dal Papa al presidente Trump, dal Bambino Gesù al Vaticano. «È giusto tentare», scrive il Great Ormond Street Hospital, dopo che «due ospedali internazio­nali e i loro ricercator­i ci hanno comunicato nelle ultime 24 ore di avere nuovi dati a proposito del trattament­o sperimenta­le proposto». Ma poi ribadiscon­o: «Charlie ha danni cerebrali catastrofi­ci e irreversib­ili. La nostra visione non è cambiata. Riteniamo opportuno che si esprima la Corte di giustizia. Non è una questione di costi, noi pensiamo prima di tutto a lui».

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