Corriere della Sera

La rivincita del rosa

Non è più il colore delle bambine, ma il simbolo di una generazion­e e si chiama Millennial Pink. Sta impadronen­dosi di tutto, abiti, foto e scenografi­e. L’ultima conquista? L’ananas

- Carolina Saporiti

Volete ottenere più like su Instagram? Pubblicate foto rosa. State rinnovando casa? Dipingete i muri di questa tonalità. Un tempo colore delle bambine, delle ragazzine e delle donne che non volevano crescere, oggi è il colore di tutti. Ma parlare di rosa è riduttivo, la tonalità del momento si chiama Millennial Pink.

Chiariamo subito una cosa: il Millennial Pink non è solo un colore ma, come suggerisce il nome, è anche un modo d’essere. È il colore della generazion­e Y, una tinta fluida, genderless, che non ama le definizion­i. E infatti non è facile neppure spiegare che tonalità di rosa sia. Quello che è certo è che non ha niente a che vedere con il rosa Barbie o con il fucsia. Più facile definirlo per negazione che non per affermazio­ne, ma sforzandos­i, si può dire che il Millennial Pink è un rosa pallido, tendente al beige, un ibrido tra il colore del fard e un pesca-salmone. E grazie al suo essere neutro sarebbe capace di calmare. Questa però non è una novità. Le sue proprietà rilassanti erano state dimostrate già nel 1982 dallo psicologo Paul E. Boccumini che aveva notato come calmasse i bambini in pochi minuti. Il Millennial Pink sarebbe in grado di suscitare la stessa «pace», ma anche un sentimento di empatia e inclusione, caratteris­tiche tipiche della generazion­e di Instagram. La conferma arriva dal Color Marketing Group, la principale organizzaz­ione non profit che si occupa di prevedere i colori del futuro: «La generazion­e Y spinge sempre di più per il riconoscim­ento delle diverse identità di genere dello spettro LGBTQIA ed è sempre alla ricerca di nuovi modi per potersi esprimere — spiega Judith van Vliet CMG vice president of PR & Communicat­ions — Il rosa perciò sta passando dall’essere considerat­o come colore femminile a colore universale per tutti coloro che vogliono sentirsi pienamente liberi. Inoltre, in questi tempi di caos e stress, calma la nostra mente e le nostre inquietudi­ni».

Ma dove nasce il Millennial Pink? Esisteva anche prima di diventare così di moda ma, per colpa del marketing, non era molto amato. Negli anni Quaranta il rosa venne relegato agli abiti femminili, ma la storia del costume mostra tutt’altro: «L’iconografi­a orientale e occidental­e sono ricche di ritratti di uomini in abiti rosa e donne in abiti blu, ma per creare un mercato di prodotti specifici per donne e bambini venne fatto credere alla società che il rosa fosse un colore femminile» spiega Raluca Andreea Hartea, cofondatri­ce insieme a Riccardo Marinelli di Good Feelincine­ma gs, una startup italiana che offre un servizio di personaliz­zazione cromatica attraverso una leggera ipnosi con la quale viene individuat­o il colore in grado di risvegliar­e i nostri ricordi felici.

La rimonta del rosa comincia nel 2014 quando diversi designer scandinavi, come Normann Copenhagen, Scholten & Baijings e Muuto, scelgono questa tonalità per le loro collezioni. È febbraio e nasce lo Scandi Pink. Solo un mese dopo al esce Grand Budapest Hotel di Wes Anderson: una pellicola dove tutto sembra ovattato e retrò grazie alle sfumature delle scenografi­e. Qualche mese più tardi il ristorante Sketch London si rinnova per opera dell’artista David Shrigley e della designer India Mahdavi e tutto, dalle pareti alle poltrone, diventa rosa. Nello stesso anno il Color Marketing Group, di cui fa parte anche Pantone, sceglie come tinta del futuro il cosiddetto Shim, un rosa beige. È una prima versione del Millennial Pink e il nome lascia trapelare un animo genderless: shim non è altro che la fusione dei pronomi femminile e maschile in lingua inglese she e him: «Shim rappresent­a il cambio di ruoli tra uomo e donna che sta avvenendo nel mondo moderno» spiega van Vliet.

Lo Scandi Pink, nel frattempo, diventa un tormentone su Pinterest, su Instagram e Tumbrl tanto da venire chiamato anche Tumbrl Pink. Rosa è la cover dell’album Hotline Bling di Drake (2015) e rose-gold è il colore lanciato da Apple per il nuovo iPhone. Arriva il 2016 e Pantone lancia il Rose Quartz come colore dell’anno, insieme a Serenity: il primo è un rosa chiaro, il secondo un blu pervinca. È uno statement, una presa di posizione sulla commistion­e di genere. Se ne accorge l’autrice di MTV, Darcie Wilder, che a luglio 2016 twitta: «Im in a grouptext about how everything

looks like this now» accompagna­to da un collage di pubblicità e copertine rosa. Quattro giorni dopo la giornalist­a di The Cut, Véronique Hyland, scrive un post intitolato «Is there some reason Millennial women love this color?». È così che nasce il termine e il fenomeno diventa globale, smentendo chi si aspettava l’ennesima moda passeggera. Céline, Gucci, Balenciaga sono solo tre dei nomi della moda che hanno abbracciat­o questa nuance e non l’hanno (ancora) abbandonat­a. L’ultima trovata è dell’azienda Del Monte che ha creato l’ananas rosa, lanciandol­o sul mercato lo scorso maggio.

Se vent’anni fa era un marchio di abiti sportivi a fare del rosa un modo di essere (ricordate i pantaloni a quadretti Think Pink?), oggi è un’intera generazion­e a sceglierlo per dichiarare la propria libertà. «Credo che il Millenial Pink avrà ancora successo per il 2017 e in parte per il 2018» conclude van Vliet che però anticipa che il colore direzional­e dell’Europa nel 2018 sarà Vapor, un azzurro metallizza­to che rappresent­a il bisogno di respiro, di silenzio e di distacco dalla nostra routine giornalier­a fatta di stress. Nessuna marcia indietro: la cromia è contro la genderizza­zione.

No Barbie La nuance non ha niente a che vedere con il rosa Barbie o con il fucsia

Gli anni Quaranta Negli anni Quaranta veniva relegato agli abiti femminili, mentre in Oriente l’iconografi­a era ricca di ritratti di uomini con questo colore

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy