EVVIVA I REGGISENI SVENTOLATI AL CONCERTO DI VASCO
Le ragazze amano Vasco Rossi. Lo amano per le ballate strappacuore come Albachiara e Sally e per quel rock carezzevole che non diventa mai ossessivo, parossistico, violento, dissonante. Nel concertone di sabato scorso hanno fatto un regalo al vecchio rocker di Zocca, facendolo sorridere, nel modo in cui sorride lui: con gli occhi stretti che gli brillano e il labbro che gli trema per lo sforzo di non inarcarsi. E lo hanno fatto ascoltando uno dei brani più attesi della serata: Rewind.È stato quello il momento in cui, assecondando un suggerimento implicito del merchandising che vendeva reggiseni con la scritta «fammi godere» sulle coppe, hanno accompagnato il ritmo sventolando i medesimi. Alcune, le più ardite, hanno fatto sul serio: si sono tolte davvero il reggiseno, ostentando un topless che la tv di Stato non ha fatto in tempo a oscurare (e che sarà mai?). Fotogrammi che resteranno nella storia del rock.
Per tutta la durata del pezzo, il pratone dei 220 mila è stato scosso da quell’unico grido: «Fammi godere». Perché questo reclama il brano più esplicito di Vasco, che recita tra l’altro: «Le altre le vedo/ le altre sì che le vedo/ ma te ti sento dentro come un pugno/ quando ti vedo ballare/ vorrei morire», così alimentando la più narcisistica fantasia femminile di unicità, e quasi di «deità».
Ma la più grande magia del brano sta tutta in quel desiderio di poter riavvolgere il nastro e rivedere al rallentatore le «espressioni di godimento» del volto della (sua?) lei durante l’amore. Che altrimenti si perdono «perché tu — dice Vasco riferendosi alla donna — vai veloce come il vento». Ed è così che il Blasco ribalta il più classico degli schemi: è lei che gode secondo i suoi tempi, mentre lui ne rincorre il piacere, «aiutandosi con le illusioni» e «vivendo di emozioni». Ce n’è abbastanza perché tutte quelle «ragazze» la cantassero a squarciagola e con sincero entusiasmo. In quel lancio di reggiseni, più o meno consapevole, non c’è più solo la rivendicazione di poter vivere liberamente la propria sessualità, ma anche quella di realizzarla pienamente.
In «Rewind» l’idea di un piacere che ribalta lo schema «classico»