Corriere della Sera

Spalletti dà la sveglia all’Inter «Ultima chance per tutti noi Attendo i giocatori promessi»

«La società rispetti gli accordi presi, altrimenti svelerò i piani traditi»

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Il messaggio non ha nulla di cifrato, in parecchi devono sloggiare. Spalletti è duro con la truppa e con chi la attacca, solo lui può permetters­elo. E così ha allontanat­o un tifoso, invelenito con Ranocchia a cui continuava a urlare: «Te ne devi andare». Il tecnico ha chiuso il discorso con un lapidario: «È meglio se te ne vai tu».

L’allenatore dialoga volentieri di calcio, il suo pane. Parla di singoli, glissa su Perisic attirato da sirene inglesi, loda Icardi «grande dentro l’area, ma deve dimostrarm­i di esserlo anche fuori», aspetta l’arrivo di Borja Valero (oggi probabile l’annuncio), e tenta di confondere un po’ le acque. «Ai direttori sportivi piace fare volantinag­gio sui nomi, ma per le piste giuste bisogna seguire le cicche», intendendo le Marlboro di Walter Sabatini. Ammette la ricerca di un esterno alto, magari uno tra Felipe Anderson , Alexis Sanchez o Douglas Costa.

E anche al direttore sportivo Piero Ausilio, che aveva detto «basta un buon allenatore per sfruttare bene le risorse», Spalletti ricorda i suoi doveri e quelli della proprietà. «Mi sono state fatte delle promesse e vanno rispettate. Se non accadrà verrò e dirò quali sono state tradite. La rosa va integrata: i dirigenti hanno degli obblighi».Si scivola naturalmen­te sul possibile top player e su quale sia il reparto con più urgenza in una rosa da ricomporre. «Un grande calciatore fa ovunque la differenza. Quest’anno i bomber hanno segnato tanto, quindi i difensori devono far meglio. I geni esistono, però in situazioni normali non c’è mai un furbo senza un bischero».

Per ora non lo preoccupa troppo il denso mercato del Milan («Sarà un avversario, non per gli acquisti ma perché Montella è una garanzia»), piuttosto lo angoscia la mancanza di tempo per plasmare la nuova Inter, in partenza il 18 luglio per la tournée in Cina: «Le amichevoli sono troppe». C’è la volontà di cominciare subito forte, centrare la Champions e magari provare a fare come Conte al primo anno di Juve, quando vinse lo scudetto. «A volte credere e seguire una visione non è sbagliato». Per aspirare al massimo però serve anche darlo. «Far parte dell’Inter ti perfora il cuore. Mourinho mi ha scritto e fatto gli auguri, questa è la dimostrazi­one che l’Inter ce l’ha nel cuore».

La stessa anima dovrà metterla

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