Corriere della Sera

Froome ammette «Aru è in forma è il più pericoloso»

Tappa a Kittel per 5,9 mm, oggi e domani salite

- Marco Bonarrigo

Inseparabi­li a occhio nudo, almeno per noi comuni mortali alla ricerca di certezze visive: Marcel Kittel ed Edvald Boasson Hagen ieri sono piombati simultanea­mente sul traguardo della 7ª tappa del Tour de France. Anche ingrandend­o all’infinito il frame del fotofinish digitale, i due copertonci­ni restano perfettame­nte allineati sulla linea bianca. Quantum CT, il diabolico scanner piazzato sulla linea del traguardo, sputa invece subito la sua sentenza, inappellab­ile: tra il tedesco e il norvegese ci sono (ben) 0,0003 secondi che a 68 chilometri/ora corrispond­ono a 5,9 millimetri. Anche fossero stati tre milionesim­i di secondo — precisano fieri gli svizzeri che gestiscono il timing del Tour — vi avremmo comunque consegnato un vincitore certo. Marcel Kittel ringrazia: La ciclista Claudia Cretti (foto) continua a lottare in un letto del reparto di neurochiru­rgia e neuroriani­mazione dell’ospedale Rummo a Benevento dove nella tarda serata di giovedì è stata operata in seguito alla caduta nella settima tappa del Giro femminile di ciclismo. La 21enne bergamasca stava affrontand­o la tappa da Isernia a Baronissi, quando è volata in discesa ed è finita contro un guard-rail. Le sue condizioni sono apparse subito gravi, è stata immediatam­ente terzo successo nell’edizione 2017, maglia verde riconquist­ata, quota 12 raggiunta nel ranking dei plurivinci­tori di tappa della Grande Boucle. Raggiunti Zabel, Cipollini e McEwan, resta da agguantare — lontanissi­mo con le sue 30 vittorie — Mark Cavendish. Lontani dal tedesco sono finiti ieri gli acerrimi nemici Demare e Bouhanni, più occupati a prendersi a spallate che a preparare la volata: 200 franchi di multa a testa inflitti dalla solerte giuria, quest’anno implacabil­e con le ruote veloci.

Oggi e domani Quantum può riposare. Tra Jura e Savoia i distacchi saranno di tutt’altro spessore. Stamattina il gruppo punta sulla salita della Station des Rousses, dove arriverà dopo 187 chilometri con l’antipasto di altri due gran premi della montagna non trascenden­tali. L’ascesa finale è lunga ma soccorsa e trasportat­a nel capoluogo sannita. Secondo l’ultimo bollettino medico «ha subito tra l’altro un trauma cranico grave le cui lesioni (contusioni multiple ed ematomi) si sono manifestat­e, ai controlli Tac seriali eseguiti dall’evento, rapidament­e evolutive». I medici informano che la ragazza «è stata sottoposta a intervento neurochiru­rgico di estesa decompress­ione osteodural­e sinistra e di evacuazion­e di ematoma epidurale a destra. A Fotofinish Kittel (in blu) batte Boasson Hagen per 0,0003 secondi (Epa) DOLE STATION DES ROUSSES non durissima e soprattutt­o separata dal traguardo da dieci chilometri di falsopiano. «Penso sia una tappa da fuga vincente — spiega Chris Froome, sbocconcel­lando il solito riso scondito — e se non dovesse scappare gente pericolosa per la classifica potremmo volentieri cedere la maglia gialla». Domani il discorso cambia. Tra Nantua e Chambéry bisogna arrampicar­si su Biche e Grand Colombier, ma soprattutt­o sul famigerato Mont du Chat, con successiva discesa da brividi verso il traguardo. Ancora Froome: «È una versione rinforzata della tappa che abbiamo affrontato il mese scorso al Delfinato. Con la doppietta Télégraphe, Izoard e Galibier della terza settimana, questo è uno dei due giorni chiave del Tour».

Ieri per la prima volta l’inglese ha pronunciat­o chiaro e tondo il nome del suo avversario più pericoloso: «Aru è quello che mi preoccupa di più. Fabio è in gran forma, sul Mont du Chat al Delfinato è andato benissimo e soprattutt­o è il più vicino in classifica. La mia Sky è fresca e motivata: sapremo tenere a bada lui e tutti gli altri». Aru incassa sorridendo e per adesso si gode il ruolo di re degli scalatori: «Forse sarà perché ha i colori della mia Sardegna, ma questa maglia a pois mi piace proprio».

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