Corriere della Sera

Padoan irritato: deficit, la riforma non si può fare

Il dialogo con Bruxelles in vista della prossima manovra finanziari­a e la nuova flessibili­tà

- Di Francesco Verderami

La «buona notizia» da Bruxelles è giunta al termine di una giornata che per Padoan era iniziata con un leggero malore durante il suo discorso all’assemblea dell’Abi. Un mancamento, dissimulat­o dietro un sorso d’acqua, che aveva attribuito alle tensioni accumulate nel corso del negoziato, a Bruxelles, sul documento economico italiano.

Un negoziato di per sé faticoso, reso ancor più difficile dalla sortita di Renzi, da quell’idea di congelare per cinque anni il deficit al 2,9% in modo da poter finanziare la crescita. La notizia del progetto aveva fatto scoppiare il pandemonio, non tanto in sala stampa ma già prima, tra i ministri delle Finanze che martedì partecipav­ano al vertice Ecofin. Ecco qual è stato l’elemento scatenante della reazione di Padoan davanti ai media: l’epiteto non è stato provocato dal pressing dei giornalist­i, che per quattro volte gli hanno chiesto conto del leader democratic­o e della sua idea. Il fatto è che la stessa domanda il titolare di Via XX Settembre se l’era sentita rivolgere a più riprese dai colleghi europei durante la riunione. E alla fine ha fatto bum, sdoganando a Bruxelles quella parolaccia che molti anni fa Dini aveva sdoganato da presidente del Consiglio in Parlamento.

Il fronte europeo

D’altronde l’intercalar­e di cinque lettere è tipico dei momenti di agitazione, e Padoan ritiene di avere validi motivi per sentirsi stressato, preso com’è tra due fuochi: mentre sul fronte europeo si spende con la Commission­e per ottenere un ulteriore spazio di flessibili­tà sui conti pubblici, garantendo di persona, si vede intestata anche la responsabi­lità di alcune pagine di un libro che non è suo. E poco gli importa che la fatica letteraria di Renzi sarebbe dovuta uscire in un altro contesto politico, che il timing per la sua pubblicazi­one era previsto in concomitan­za con l’inizio della campagna elettorale: l’orizzonte del voto — così sembra — non è più settembre.

Le urne

Questa giustifica­zione comunque non gli basta. Anche perché, se davvero le urne si apriranno solo alla scadenza naturale della legislatur­a, non capisce come mai Renzi abbia preso a contattare i rappresent­anti delle istituzion­i europee per assicurare la bontà del suo progetto, promettend­o di inviare loro — in via riservata — alcuni studi economici che garantireb­bero la sostenibil­ità della proposta. Se già a Bruxelles dell’Italia faticano a fidarsi, era scontato che l’iniziativa avrebbe alimentato i soliti sospetti. Per evitare che la mediazione sui conti venisse compromess­a, Padoan si è trovato costretto a rincorrere colleghi e commissari, ai quali infine ha confidato il suo scetticism­o sul progetto renziano, inserito nel novero dei periodi ipotetici del terzo tipo: «È un’idea che non si può realizzare».

Il ministro L’esecutivo produrrà una legge di Bilancio in coerenza con quello che è stato fatto, che va nella direzione giusta

È difficile la navigazion­e tra Scilla e Cariddi, tra l’esigenza del governo di ridurre il debito pubblico e il desiderio di Renzi di aumentare il suo consenso elettorale. Il ministro dell’Economia comprende le necessità della politica, quello che ancora non riesce a metabolizz­are sono invece alcune dinamiche politiche, come le polemiche e le fughe in avanti. E ogni volta che accade ci soffre (quasi) quanto una sconfitta della Roma: «Le persone intelligen­ti non posso dire certe cose». Uno sfogo erga omnes, che va da Brunetta fino a

Renzi. Perciò ha un sapore agrodolce la «buona notizia» giunta da Bruxelles, che poi è buona fino a un certo punto, perché i margini che la Commission­e si dice pronta a garantire all’Italia saranno legati al raggiungim­ento di due obiettivi: il «sostegno alla ripresa», e vabbè, ma soprattutt­o la «sostenibil­ità di bilancio».

La manovra

Il fatto è che a un mese dalla scrittura dell’ultima legge di Stabilità prima delle elezioni, Padoan aspetta di capire qual è la linea d’indirizzo, la direttrice su cui lavorare.

Siccome le risorse saranno «comunque limitate», si vorrà puntare sulle imprese? Sulla famiglia? Sui giovani? Non c’è dubbio che l’assenza del leader democratic­o dal governo ha reso più complicate le giornate del titolare dell’Economia: quando Renzi era presidente del Consiglio, la quotidiani­tà delle relazioni consentiva di superare le tensioni, per quanto ricorrenti. Ogni questione veniva affrontata e risolta nel rapporto diretto, accompagna­to da precise regole d’ingaggio: il ministro disegnava il perimetro d’intervento sui numeri e dentro quel perimetro lasciava libertà d’azione al premier.

Il tritacarne

Da quando non è più così, il responsabi­le di Via XX Settembre è finito nel tritacarne delle polemiche aizzate dal Pd, con il Nazareno che aveva persino inaugurato la stagione della «caccia ai tecnici». Con Renzi a Palazzo Chigi, in Consiglio dei ministri Padoan disegnava scenari di politica economica. Senza Renzi a Palazzo Chigi risponde a monosillab­i.

L’ultima volta che Poletti ha provato a chiedergli se un provvedime­nto dell’Economia avrebbe potuto determinar­e in futuro dei problemi, si è limitato a dire: «No». Sarà che il Renzi in versione economista non lo convince, sarà che la campagna acquisti della Roma ancora non lo soddisfa, comunque Padoan è preoccupat­o. E non doveva riferirsi al campionato di calcio, Gentiloni, quando gli ha detto di pazientare: «A settembre cambia tutto».

A settembre

Ecco. Resta da capire se a settembre il governo sarà ancora nella pienezza delle sue funzioni o starà gestendo l’ordinaria amministra­zione in attesa delle urne. Perché c’è un nodo politico che trascende dalle disponibil­ità di Padoan: la finestra per il voto anticipato formalment­e è ancora aperta. E il pressing del capo democrat per ottenere la fiducia sullo ius soli — nonostante i mal di pancia anche nel Pd — sta insospette­ndo il Parlamento: le rinnovate voci del presidente del Senato Grasso candidato alla Regione Siciliana per i Democratic­i, sono poi un ulteriore indizio. Magari Renzi vuole solo tener fede all’impegno con l’editore sul timing di pubblicazi­one del suo libro...

 ??  ??
 ??  ?? Economia Il ministro Pier Carlo Padoan
Economia Il ministro Pier Carlo Padoan

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy