Il dirigente pd ex cuoco sulla spiaggia «nera»: i busti di Mussolini? Io non li avevo notati E lì non ci sono fascisti
CHIOGGIA (VENEZIA) «Noi chioggiotti saremo pure barufanti, come diceva Goldoni, ma non siamo fascisti. Non ci prendiamo a manganellate, tutto si risolve al bar. E non inneggiamo al Duce: il sindaco è dei Cinque Stelle!».
Terry Manfrin dice d’essere pronto «a finire davanti a un giudice» e «a pagare quel che ci sarà da pagare, come tutti i protagonisti di questa storia». Ma non intende finire «nel tritacarne dei social network», che invece già un po’ lo condannano e un po’ lo pigliano in giro perché lui, che da meno di un mese è il nuovo segretario del Partito democratico di Chioggia, da cuoco lavorò per «Spiaggetta Nera», com’è stato ribattezzato lo stabilimento «Punta Canna» di Sottomarina finito al centro di un caso politico per via dei cartelli nostalgici disseminati un po’ ovunque e i comizi in stile mussoliniano del gestore Gianni Scarpa.
«Una situazione assurda — sbotta Manfrin — la mia storia è nota a tutti, dalle battaglie sul Mose a quelle contro il deposito di gpl. L’Anpi mi ha mandato un messaggio di solidarietà. Conosco i titolari dello stabilimento, un gruppo di ragazzi di neppure trent’anni che si sono indebitati per questo progetto e vogliono solo lavorare».
Macché fascisti, assicura: «Sono venuti a complimentarsi quando sono diventato segretario del Pd…». Manfrin ha lavorato per loro «due o tre giorni lo scorso anno, in cucina, pagato con i voucher» e si apprestava a farlo di nuovo quest’estate: «Ma dopo aver firmato il contratto non hanno più avuto bisogno di me». Meglio così, forse, visto quel che è successo. I cartelli con le massime del Duce? «Non li ho mai visti, così come non ho visto i busti nell’ufficio di Scarpa né sentito i suoi comizi al microfono. Non mento: anche il comandante dei vigili ha detto che prima che scoppiasse questo putiferio nessuno aveva segnalato o si era lamentato di alcunché».
Scarpa, a cui anche per via del piglio pittoresco era stato affidato l’arenile («Di clienti ce ne sono sempre stati tanti e mica tutti di destra»), ora rischia il posto. Mentre ai titolari c’è chi vorrebbe revocare la concessione, sono partite segnalazioni alla prefettura e alla procura: «Saranno i giudici a dire se è stata violato il codice penale — conclude Manfrin che della proposta di legge Fiano dice di saperne poco nulla —. Per me il problema è culturale, si deve tornare nelle scuole, ripartire dai ragazzi. In Rete c’è gente che difende Scarpa al grido “ma almeno la spiaggia era pulita”. Mah, io di sicuro lì non ci torno».