Corriere della Sera

L’antivirus dell’ex agente russo. Vietato negli Usa

Per anni i software Kaspersky sono entrati in computer sensibili. Il timore di furti di dati

- Fabrizio Dragosei @Drag6

Ora sono preoccupat­i per le presunte interferen­ze russe nei computer del partito democratic­o, ma per anni gli americani hanno continuato a consentire a un’azienda russa fondata e diretta da un ex agente segreto di installare il suo software in migliaia di computer «sensibili». Dopo l’allarme lanciato dal Senato in base al rapporto di sei capi di organismi di sicurezza Usa (dall’Fbi alla Dia, all’Nsa), l’amministra­zione Trump ha ora deciso di togliere gli antivirus della Kaspersky Lab dall’elenco dei prodotti acquistabi­li «in blocco» da agenzie governativ­e. Non si impedisce invece alle singole agenzie di comprare direttamen­te prodotti Kaspersky. Il Cremlino ha denunciato la decisione come «politicizz­ata», ma tra gli esperti di sicurezza c’è l’impression­e che Trump stia chiudendo la stalla (solo parzialmen­te) dopo che i buoi sono usciti.

Indagini del Senato hanno rivelato che gli antivirus sono installati in centri nevralgici: dighe, società che forniscono elettricit­à, acqua. Forse in centrali nucleari. La rete tv Abc ha scoperto che due anni fa l’ambasciata Usa al Cairo aveva comprato antivirus dell’azienda russa per installarl­i in 150 computer del Dipartimen­to della Difesa. E un alto funzionari­o ha detto all’Abc a maggio che i militari Usa non avevano all’epoca nessun divieto per i prodotti Kaspersky. Naturalmen­te milioni di antivirus sono installati in tutto il mondo, Italia compresa, mentre il direttore dell’Agenzia di Intelligen­ce della Difesa americana Stewart ha detto al Senato che la sua organizzaz­ione evita i prodotti russi. Il timore è che da Mosca possano infiltrars­i attraverso l’antivirus che, normalment­e, invia ai server della casa madre basati a Mosca dati sui virus che individua.

Evgenij Kaspersky, diplomato alla scuola del Kgb prima di lavorare per i servizi militari, assicura che i suoi laboratori non passano informazio­ni a nessuno, «se non in presenza di un ordine di un giudice in una indagine penale».

Ma le cose in Russia non sono così semplici. Diverse norme consentono all’Fsb, successore del Kgb, accesso al traffico Internet, ai server, a tutto. Nei casi in cui è prescritto un ordine della magistratu­ra, questo può rimanere «segreto». Una situazione che ha spinto aziende occidental­i a chiudere bottega in Russia: Adobe, Microsoft, Google. Negli Usa gli esperti governativ­i sospettano che l’Fsb possa assumere da remoto il controllo di delicate installazi­oni. «E il bello — dicono — è che, per farli entrare, li abbiamo pagati acquistand­o gli antivirus!».

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