Corriere della Sera

Amori, affari e Islam: l’Aga Khan dopo 60 anni «trasloca» in Portogallo

- Di Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it

Niente da fare, il sultano del Brunei Hassanal Bolkiah è molto più ricco di lui: 20 miliardi di dollari, secondo l’ultima classifica del Sunday Times, mentre il principe Karim Aga Khan ne avrebbe «appena» 800 milioni. Ma c’è una differenza, e non da poco. I quattrini del sultano vengono dal petrolio, e quelli del principe da donazioni volontarie, cioè dai 18 milioni di suoi seguaci, musulmani ismailiti sparsi fra vari continenti che proprio in questi giorni festeggian­o i 60 anni trascorsi dalla sua intronizza­zione: Shah Karim al Husayni Aga Khan IV, per i fedeli discendent­e diretto del profeta Maometto, quarantano­vesimo imam o leader spirituale della seconda comunità islamica sciita del mondo dopo quella iraniana. Ha 80 anni, e da sempre è adorato (e braccato) dalle cronache mondane: per i cavalli delle sue scuderie, per l’invenzione della Costa Smeralda, per la bellezza delle donne al suo fianco. Una sorta di Gianni Agnelli, secondo gli stessi reportage, ma più aristocrat­ico e con un fascino orientale. Altre cronache, quelle economiche e religiose, lo dipingono invece come un leader che ha portato ospedali, scuole e salute nelle valli più selvagge dell’Afghanista­n o del Pakistan, le stesse dei talebani, o in Africa, cercando sempre la mediazione fra le varie anime dell’Islam. Oggi Karim prepara la sua succession­e, e sta per dare compimento a un concordato firmato nel 2015 con il Portogallo per trasferire la sede mondiale della comunità dal Pakistan a Lisbona, dove avrà una rappresent­anza diplomatic­a e istituzion­ale vera e propria: «Ci ha ispirato il concordato del Portogallo con il Vaticano», ha spiegato in un’intervista a Le Monde.

Non è nuovo alle svolte, «Sua altezza». Quel giorno lontano, l’11 luglio 1957, aveva solo vent’anni e fu il primo della sua dinastia a interrompe­re una tradizione secolare: tutti prima di lui, fino al nonno e al padre, al momento di ricevere il titolo si adagiavano su una bilancia a forma di trono per poi ricevere dai seguaci tanto oro e diamanti quanto pesavano. Karim restò in piedi. Allora studiava ad Harvard, dove si laureò poi in Storia islamica. Aveva alle spalle una storia familiare quasi leggendari­a, con qualche flash da fotoromanz­o: il nonno Sultan, montagna d’uomo in cilindro e panciotto, che fra varie altre sbandate perde la testa per «Ginetta», cioè la danzatrice italiana dell’Opera di Montecarlo Cleope Teresa Magliano, e conquista la sua mano depositand­ole fra le dita un diamante da 61 carati; e il padre Aly, che a sua volta si innamora della donna più desiderata dell’epoca, la «bomba», l’«atomica», Rita Hayworth, la conquista, la sposa in seconde nozze, divorzia ancora, e prima e dopo perde la testa per altre naiadi. Questa vita a dir poco agitata gli costa la perdita del Il cavallo Shergar Amicizie Gianni Agnelli insieme all’Aga Khan durante l’inaugurazi­one di «Azzurra», il primo scafo italiano a partecipar­e all’America’s Cup nel 1983 Gli studi Karim Aga Khan riceve una laurea onoraria in Legge dall’Università di Harvard, dove da giovane studiò Storia dell’Islam (Afp) lentischio: un paradiso naturale, ma nessuno se n’era mai accorto prima. Raduna un gruppetto di amici miliardari, butta lì una parola d’ordine: «Investire, ma senza storpiare i luoghi». È il modello Costa Smeralda, durato per decenni, per alcuni riuscito e per altri no: e tutti hanno forse in parte ragione, anche se molte delle cose venute dopo hanno fatto vedere di ben peggio. Nell’estate 2014, Karim ha messo in vendita anche la sua villa, 1.100 metri quadri e 13 camere con bagni privati. Il sogno della Costa è finito. Lontano da lì, in mezzo mondo, 18 milioni di fedeli si preparano a festeggiar­e ancora una volta il loro Shah Karim al Husayni Aga Khan IV.

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