Corriere della Sera

I roghi mirati sul Vesuvio: la strategia degli incendi per difendere gli abusivi

Gli investigat­ori e le ipotesi sulle fiamme che devastano il Parco «Vogliono delegittim­are le istituzion­i e evitare demolizion­i di case»

- Fulvio Bufi

NAPOLI Se si trattasse di piromani significhe­rebbe che dalle parti del Vesuvio c’è una sindrome di massa, un’epidemia. Ma no. Sempliceme­nte non sono piromani ma criminali che appiccano il fuoco con uno solo scopo: difendere l’abusivismo che impera in quell’area e che negli ultimi anni ha subito un contrasto sempre più forte.

Tutte le ipotesi e gli indizi vanno in quella direzione. Esclusa pure l’autocombus­tione perché, come spiega al Corriere del Mezzogiorn­o il generale dei carabinier­i forestali Sergio Costa, «un bosco può prendere fuoco da solo ai Tropici, non qui». E poi qui sono stati trovati già alcuni innesti. Roba fatta ad arte, da profession­isti. Come è da profession­isti appiccare i roghi dove la boscaglia è più fitta e farlo in più punti, in modo che l’incendio si propaghi più velocement­e.

Gira pure la voce degli animali cosparsi di benzina e dati alle fiamme affinché nel tentativo di scappare appiccasse­ro involontar­iamente il fuoco. È un’ipotesi atroce dovuta al ritrovamen­to di qualche bestiola carbonizza­ta, ma è pure una ipotesi che torna a circolare ogni volta che c’è un incendio boschivo, e che però nessuna autorità ha mai confermato né conferma ora. Più probabile che qualche animale sia rimasto bruciato perché stava nel bosco e non ha fatto in tempo a scappare.

L’unica vittima voluta — secondo gli investigat­ori che, fiamme permettend­o, hanno già avviato i primi sopralluog­hi dopo l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Torre Annunziata — è il Parco del Vesuvio. Sia l’area che comprende i territori di ben tredici comuni, sia l’ente che lo gestisce e che ha avviato una efficace lotta contro l’abusivismo. All’interno del Parco ci sono migliaia di immobili sotto sequestro e destinati alla demolizion­e. Almeno una metà delle ordinanze è ferma per i ricorsi dei proprietar­i, ma l’Ente Parco sta cercando di accelerare i tempi per poter procedere agli abbattimen­ti.

L’ipotesi investigat­iva al momento più accreditat­a spiega questi incendi proprio come un tentativo di delegittim­are il governo del territorio, nella speranza di trovare minori ostacoli ai rinvii che i proprietar­i delle case abusive chiedono, confidando che di rinvio in rinvio si arrivi a salvare l’immobile.

«Altre spiegazion­i plausibili — aggiunge il generale Costa — non ne vedo. Qui non c’è pastorizia, quindi anche l’ipotesi di un tentativo di liberare i terreni non regge».

Quello che continua a reggere è invece il fuoco, che ancora minaccia centri abitati e ha reso ormai l’aria irrespirab­ile in tutti i paesi vesuviani.

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Inceneriti Alberi e tronchi carbonizza­ti a Boscotreca­se, in provincia di Napoli, tra le zone più colpite dall’incendio al Parco del Vesuvio (Ansa)
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