Corriere della Sera

20 anni senza

- Di Paola Pollo Beppe Modenese Michele Giglio

Lunedì sera, 7 luglio 1997. Spettacola­re collezione con quelle fasce di pelle e quei pepli luccicanti. Piscina del Ritz. Gran finale con i baci e gli abbracci di sempre, a ogni modella: Naomi, Carla, Esther, Karen. «Ci vediamo a Settembre, a Milano. Bye, bye Parigi». Giovedì, 10 luglio, finalmente Miami. Martedì 15 luglio, 9.02 ore locali, Gianni Versace sale i gradoni di marmo della sua meraviglio­sa villa, casa Casuarina, in Ocean Drive. Un colpo di pistola alla nuca e si accascia in un lago di sangue. A premere il grilletto un giovane in t-shirt bianca e pantalonci­ni neri, Andrew Cunanan, serial killer.

Il ricordo di Donatella

Salii: Santo era impietrito. Donatella e Naomi piangevano e si disperavan­o. Ripetevano che non era possibile, che lo avevano sentito la sera prima e che a Parigi era tutto così bello e perfetto. Era struggente». Poche ore dopo i due fratelli erano su un aereo privato diretto a Miami. L’arrivo a casa Casuarina, con quel muro di persone davanti alla villa e quei gradoni di marmo imbrattati di sangue dove la gente, senza sosta, cominciò a portare fiori e biglietti. Poi la decisione di cremare subito il corpo e portare le ceneri in Italia. Donatella rientrò il giorno dopo, senza mai staccare le mani dall’urna. Intanto a Miami cominciò la caccia all’uomo: Cunanan fu braccato e ucciso dalla polizia il 23 luglio. Lo stesso giorno in cui, nel Duomo di Milano, venivano celebrati i funerali. Diecimila persone. Lacrime vere, perché era veramente amato. Anche Sting ed Elton John piangevano a dirotto cantando il salmo «The lord is my shepherd». E Naomi e Carla Bruni ed Eva Herzigova (fu Versace a creare il mito delle top model) per una volta senza trucco, maschere di dolore. E lady Diana e Carolyn Bessette, bellissime e ignare del destino altrettant­o crudele che le aspettava. Poi gli stilisti, tutti, dai Missoni a Ferrè a Krizia a Biagiotti e Trussardi e Lagerfeld. C’era anche il rivale di tante sfide in passerella, Giorgio Armani che recentemen­te in una prefazione di una biografia sullo stilista di Tony di Corcia, ha scritto: «Quale ricordo conservo di Gianni? Quello di una fantastica esuberanza, un senso di allegria che tutto mescola — idee, tendenze, memorie, arte — con una specie di non curante vitalità. Era un grande creatore e il passare degli anni non fa che sottolinea­re quello che era il suo talento».

Quando arrivò a Milano aveva vent’anni ed era diverso da tutti gli altri stilisti “nordici” Bellezza ed eleganza in lui erano più immediate e carnali, si sentiva il suo Sud Sapeva dove voleva arrivare Era un vero innovatore Ricordo quando presentò la sua maglia di metallo: a cena ridemmo sul fatto che ora oltre ai sarti avremmo dovuto assumere dei meccanici per accorciare le gonne

«La creatività unica»

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