Microsoft e l’intelligenza artificiale per la sfida al cancro
Il team del siciliano Criminisi sviluppa un programma per isolare l’area tumorale e risparmiare i tessuti sani
Dai rovi e dalle piante infestanti ha creato una vigna modello. Vino ansonica pregiatissimo, novemila bottiglie l’anno, vendute per metà in Italia e per l’altra metà esportate all’estero e molto ricercate. Ma adesso la terra sublime di quel tratto insulare della Maremma, l’Isola del Giglio, sta diventando amarissima per Francesco Romano Carfagna, 66 anni, romano di nascita e gigliese d’adozione, e addirittura l’aver pulito un pezzo del suo terreno da rovi, appena 100 metri quadrati di sterpaglie, mirti e lentischi, gli è costata una condanna .
Il tribunale di Grosseto gli ha spedito un decreto penale (dunque senza dibattimento) per il reato di lottizzazione abusiva a scopo edilizio. Francesco deve pagare al più presto 8 mila euro, che possono essere ridotti a 5 mila, con l’aggiunta di 11 giorni di carcere. Perché la legge, che il giudice ha applicato, prevede che se un terreno fa parte di un parco naturale, come nel caso del vigneto di Carfagna (in tutto tre ettari) non si possono togliere senza permesso neppure le erbacce. Dura lex sed lex? «Sì, però se la legge è ingiusta si può cambiare e questa sarà la mia prossima battaglia», annuncia Carfagna, che ha ricevuto anche una lettera «molto cortese e di interesse per il mio caso» dal segretario del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.
Francesco le sfide ce le ha nel sangue. Faceva il professore di matematica al liceo, posto fisso, stipendio garantito. Ma nel Dna aveva la passione per la natura e la viticoltura. Così, un mattino di trent’anni fa, decide di licenziarsi e andare ad abitare con la famiglia all’Isola del Giglio e mettere su un’azienda. Amici e gente del posto lo prendono per matto. Ma lui trasforma il «niente» in un’azienda vitivinicola. Compra un terreno abbandonato vicino al faro di Capel Rosso. Siamo nell’estremità meridionale DALLA NOSTRA INVIATA
Lo aveva predetto Bill Gates nel 1997, quando a Cambridge aveva aperto il primo centro di ricerca al di fuori degli Stati Uniti: «I computer un giorno potranno vedere, sentire, parlare e capire gli esseri umani». E nella cittadina britannica ingegneri e scienziati si erano concentrati sullo sviluppo di quello che oggi — vent’anni dopo — è diventato uno dei settori in cui Microsoft sta investendo di più: l’intelligenza artificiale. Una tecnologia che secondo la società di Redmond deve servire a vincere le sfide più complesse della nostra società. Algoritmi, Cloud e analisi di Big Data: piccoli pezzi del puzzle che fa sì che le macchine possano «imparare».
I settori di sperimentazione sono i più svariati. Dalla lotta al cambiamento climatico alle traduzioni simultanee. Fino alla medicina, uno dei campi di applicazione su cui Microsoft sta puntando più decisamente.
Tra analisi automatizzate delle cartelle cliniche, ricerche nella genetica e bot per il miglioramento delle comunicazioni con i pazienti, al Microsoft Research Lab di Cambridge si lavora per migliorare il processo di diagnosi e trattamento delle malattie. Qui la portata di dati a disposizione è immensa, mentre le tecniche per analizzarli sono ancora — troppo spesso — manuali. I ricercatori impegnati in questo «Riusciamo a portare a termine in venti secondi processi che oggi richiedono ore» in faccia anche i più scettici mi salutano con rispetto». Ma sul più bello ecco la stangata della giustizia. Sopralluogo della Forestale, denuncia e decisione del giudice con decreto di condanna. «Insomma, un caso paradossale, che suggerisce una riflessione riguardo la reale adeguatezza degli indirizzi della tutela del paesaggio e alla natura dell’oggetto da proteggere».
«I valori del paesaggio rurale italiano — spiega Mauro Agnoletti, professore associato presso il Dipartimento di gestione dei sistemi agricoli alimentari e forestali dell’Università di Firenze — sono un prodotto della cultura, non dell’abbandono. L’agricoltura è l’attività che ha impresso le sue forme alla base naturale, producendo un paesaggio che scrittori, poeti e viaggiatori hanno celebrato per secoli e che ancora oggi è associato all’immagine dell’Italia nel settore arrivano qui da tutto il mondo. Compresa l’Italia.
Antonio Criminisi è nato a Palermo. Dove ha studiato ingegneria elettronica per poi approdare a Oxford e, infine, nei laboratori di Microsoft, in cui lavora da diciassette anni. Specializzato nel machine learning e nella computer vision, dirige una squadra che sta sviluppando un programma che secondo l’azienda fondata da Gates permetterebbe di dimezzare tempi e costi nella cura del cancro.
«Ci stiamo concentrando sulla radioterapia per il momento, ma lo stesso sistema si adatta a chemioterapia e chirurgia», racconta con una vena di accento siciliano. Una volta realizzata l’immagine tridimensionale dell’area del corpo dove risiede il tumore, per fornire i dati necessari al braccio robotico perché provveda alla cura, bisogna evidenziare e separare ogni singolo organo che sarà esposto alle radiazioni.
«La seconda parte è già automatizzata mentre la prima è ancora fatta manualmente — continua Criminisi —. Noi suddividiamo l’immagine in Voxel (ossia volumetric picture element, l’equivalente del pixel Mente italiana Antonio Criminisi è nato a Palermo ed è ingegnere elettronico: lavora nei laboratori di Microsoft da 17 anni ma in 3D ndr) e, grazie all’intelligenza artificiale, siamo in grado in circa 20 secondi di portare a termine un procedimento che oggi richiede ore».
I tessuti vengono contornati. «Viene così evidenziata la parte dove la dose di radiazioni dev’essere massimizzata e gli organi circostanti che devono essere esposti il meno possibile», spiega. Il sistema è in sperimentazione in ospedali europei e americani. E anche alcuni istituti italiani hanno preso contatti per implementarlo. Il controllo, comunque, rimane sempre nelle mani del medico, che può modificare i risultati se lo ritiene opportuno, «perché anche l’intelligenza artificiale, come quella umana, non è infallibile — conclude Criminisi —. E la migliore soluzione viene da una cooperazione tra le due».