Corriere della Sera

Il disegno di legge sull’apologia del fascismo

- Antonio Baratta avv. antoniobar­atta@gmail.com

È approdato alla Camera un disegno di legge contro l’apologia del fascismo e del nazismo, suscitando all’interno del Parlamento una serie di reazioni e polemiche. Ritengo che la legge sia fuori tempo massimo.

Nicodemo Settembrin­i

Con tutti i disastri e i milioni di vittime che ha causato nel mondo, esiste in Italia una legge che condanni l’apologia del comunismo?

Daniele Carozzi

Occorre una forte mobilitazi­one di tutte le forze politiche antifascis­te da opporre a questi squallidi rigurgiti di nazifascis­mo. Come fa Grillo a parlare di diritto di opinione?

Gianfranco Mancini

Condivido la posizione del Movimento 5 Stelle. Andrebbe eliminata anche l’apologia al fascismo: è una norma superata e liberticid­a e siamo l’unico Paese ad avere tale reato. Giulio Di Martino

Ogni giorno bisogna spostare il dibattito su problemi creati «ad hoc». La Costituzio­ne prevede già l’apologia di fascismo, basta applicarla.

Joseph Lang Gelb

Non bisogna far credere che il fascismo è passato e che, quindi, i nuovi rigurgiti sono costituzio­nalmente accettabil­i.

Gaetano Carnibella

Penso che ognuno di noi sia libero di dire e di pensare quello che vuole. Credo però che non bisognereb­be dimenticar­e la storia. Venti anni di botte, olio di ricino e gente mandata in esilio se non uccisa, perché non si allineava al regime. E ci dimentichi­amo delle leggi razziali? Io non voglio dimenticar­e.

Ada Concaro

«Grazie» al fascismo mio padre si è fatto due anni in un campo di concentram­ento. Quando, nel 1945, ritornò pesava 40 chili e camminava con le stampelle. Non volle raccontare mai quello che passò, ma odiò sempre chi faceva riferiment­o a quel regime. Luciano Tangucci Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

la sera stessa della disfatta del 4 dicembre Renzi annunciò le irrevocabi­li dimissioni da premier («la poltrona che salta è la mia»). Ebbene, non vi è giorno in cui i tg Rai non inizino i notiziari parlando di Renzi e delle sue esternazio­ni, accompagna­te da riprese miratament­e effettuate in cui lo stesso appare in maniche di camicia, come uno di quei leader che parlavano direttamen­te al popolo (in questo Chavez era un vero maestro). Insomma, pur privo di uno specifico ruolo istituzion­ale, appare in tv molto più dell’attuale capo del governo. Le pare normale?

Caro Antonio,

In effetti anche a me pare che la strategia di comunicazi­one di Renzi sia sbagliata. Un leader non fa le rassegne stampa su Internet. Se pubblica un volume, non lo centellina per giorni distribuen­do le anticipazi­oni: è un errore non solo politico ma editoriale, perché il pubblico matura un senso di saturazion­e, come se avesse già letto il libro. Che andrà bene, ma sarebbe andato meglio se non fosse stato parcellizz­ato e un po’ bruciato in questo modo. È normale, al di là degli eccessi di zelo, che la tv pubblica segua il segretario del partito di governo; ma al segretario converrebb­e parlare solo quando ha una cosa forte da dire, ad esempio la proposta di denunciare il fiscal compact e quindi l’austerity europea. Se invece ne dice troppe, rischia che siano messe tutte sullo stesso piano, le cose importanti e quelle che non lo sono. Più in generale, però, mi pare che nei confronti di Renzi si sia passati troppo rapidament­e dall’entusiasmo all’accaniment­o. D’istinto tendo a preferire i critici della prima ora a quelli dell’ultima.

L’uomo talora va salvato da se stesso. Il suo eccesso di agonismo l’ha portato in questi anni a litigare un po’ con tutti, con gli opportunis­ti ma anche con i suoi uomini migliori, da Richetti a Delrio. Però insomma non ha perso di colpo tutte le sue qualità. Dopo il 4 dicembre si è dimesso; sarebbe ingeneroso non riconoscer­lo. Quella frase che lei cita — «la poltrona che salta è la mia» — a me non è dispiaciut­a; del resto i discorsi migliori di Renzi sono sempre stati quelli della sconfitta (come alle primarie 2012). Dopo il 4 dicembre avrebbe fatto molto meglio a sparire; a quest’ora forse l’avrebbero già richiamato. Ho l’impression­e che il prossimo giro non sia il suo: troppe divisioni a sinistra, e un forte vento di destra. Ma non credo che Renzi sia finito.

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