Il ricordo di Giuseppe Laterza Diceva: giusto studiare altre realtà
Non sono davvero poche 200 mila copie per un saggio di storia, ma Denis Mack Smith riuscì a superarle, racconta al «Corriere» Giuseppe Laterza, editore dello studioso britannico. «Credo che la sua Storia d’Italia — ricorda — sia stata il libro sulle vicende del nostro Paese più venduto tra quelli scritti da autori accademici. In effetti aveva uno stile molto giornalistico, attento ai dettagli anche curiosi, che gli procurava il favore del pubblico».
Per la stessa ragione tuttavia Mack Smith non era amato dai colleghi italiani: «Lo accusavano di essere aneddotico e superficiale. Ma mio padre Vito Laterza lo ha sempre difeso, anche se tra i suoi critici c’erano autori importanti della nostra casa editrice, come Rosario Romeo e Renzo De Felice. Bisogna ricordare che la Storia d’Italia di Mack Smith era scritta per un pubblico anglosassone, la prima edizione uscì nel 1959 in America per la University of Michigan Press. Ma lui aveva mandato il manoscritto a molti editori italiani, nessuno dei quali lo aveva preso in considerazione. L’eccezione fu mio padre, che capì subito il valore dell’opera, che risiedeva anche nella sua accessibilità».
Ma lui come reagiva agli attacchi? «Mack Smith era dotato di un grande senso dell’ironia. Concluse l’ultima edizione della Storia d’Italia ammettendo che la sua opera era senz’altro piena di manchevolezze, derivanti anche dal fatto che lui non viveva da noi. Ma aggiunse che era opportuno che gli storici si occupassero di Paesi diversi dal loro. E invitò gli autori italiani a scrivere una storia d’Inghilterra». (a. car.)