La Verdi si affida alla solidità di Flor per festeggiare il suo compleanno
Claus Peter Flor direttore musicale della Verdi è un’ottima scelta. In controtendenza con il giovanilismo imperante, l’orchestra milanese prossima al 25esimo compleanno (il 12 ottobre) predilige la sostanza, la solidità e l’esperienza al «glamour» e si affida a un musicista proveniente dall’ex Repubblica Democratica Tedesca — è nato a Lipsia nel 1953 — che non sa solo guidare bene la macchina ma sa anche metterla a punto ai box, meccanico e pilota allo stesso tempo. Esordire poi con un ciclo di cinque concerti estivi nei quali si affrontano le nove Sinfonie di Beethoven è come ripartire dall’abc del sinfonismo, si riparte dalla grammatica prima ancora che dalla sintassi. Tanto arco, tanto suono, tanta definizione dei piani sonori — queste le caratteristiche già evidenti nel suo approccio all’orchestra — sono in favore di una trasparenza che scaturisce dall’allargamento dello spettro musicale anziché dalla sottrazione di peso: questo è il messaggio che arriva al pubblico — l’Auditorium è tutto esaurito — al termine dell’applauditissimo Gran Premio d’esordio. Sui leggii la Prima e la Terza, sinfonie entrambe temibili sia pure per ragioni diverse: una perché richiede dinamismo e leggerezza (obiettivo che spesso si traduce Bacchetta Il direttore d’orchestra tedesco Claus Peter Flor (64) erroneamente in «poco suono»); l’altra perché ha bisogno di soffitti alti, di aria e di una magniloquenza che non va confusa con la retorica. Non sono esecuzioni perfette. Il lavoro è solo all’inizio e l’equilibrio tra le file (specialmente tra archi acuti e gravi) non è sempre quello ideale. Ma è il primo passo, e molto lusinghiero, di un’orchestra che ha tutto per fare un bel salto di qualità e affidabilità. Il ciclo Beethoven prosegue fino al 19, quando Flor, il coro e l’orchestra dovranno salire sulle montagne russe della Nona Sinfonia.