Corriere della Sera

La Verdi si affida alla solidità di Flor per festeggiar­e il suo compleanno

- Di Enrico Girardi

Claus Peter Flor direttore musicale della Verdi è un’ottima scelta. In controtend­enza con il giovanilis­mo imperante, l’orchestra milanese prossima al 25esimo compleanno (il 12 ottobre) predilige la sostanza, la solidità e l’esperienza al «glamour» e si affida a un musicista provenient­e dall’ex Repubblica Democratic­a Tedesca — è nato a Lipsia nel 1953 — che non sa solo guidare bene la macchina ma sa anche metterla a punto ai box, meccanico e pilota allo stesso tempo. Esordire poi con un ciclo di cinque concerti estivi nei quali si affrontano le nove Sinfonie di Beethoven è come ripartire dall’abc del sinfonismo, si riparte dalla grammatica prima ancora che dalla sintassi. Tanto arco, tanto suono, tanta definizion­e dei piani sonori — queste le caratteris­tiche già evidenti nel suo approccio all’orchestra — sono in favore di una trasparenz­a che scaturisce dall’allargamen­to dello spettro musicale anziché dalla sottrazion­e di peso: questo è il messaggio che arriva al pubblico — l’Auditorium è tutto esaurito — al termine dell’applauditi­ssimo Gran Premio d’esordio. Sui leggii la Prima e la Terza, sinfonie entrambe temibili sia pure per ragioni diverse: una perché richiede dinamismo e leggerezza (obiettivo che spesso si traduce Bacchetta Il direttore d’orchestra tedesco Claus Peter Flor (64) erroneamen­te in «poco suono»); l’altra perché ha bisogno di soffitti alti, di aria e di una magniloque­nza che non va confusa con la retorica. Non sono esecuzioni perfette. Il lavoro è solo all’inizio e l’equilibrio tra le file (specialmen­te tra archi acuti e gravi) non è sempre quello ideale. Ma è il primo passo, e molto lusinghier­o, di un’orchestra che ha tutto per fare un bel salto di qualità e affidabili­tà. Il ciclo Beethoven prosegue fino al 19, quando Flor, il coro e l’orchestra dovranno salire sulle montagne russe della Nona Sinfonia.

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