Gesti, suoni e l’orgoglio di una vera lingua
ui, il friulano, lo si parla davvero. Sul palco prima di tutto: in scena durante l’edizione 2017 del Mittelfest di Cividale c’è anche «Mamui Schiribic Mataran in Musiche», uno spettacolo che mette insieme la musica, il teatro di Dario Fo e i primi componimenti poetici dell’antica lingua friulana. Il progetto è nato da un’idea di Valter Sivilotti e Franca Drioli e dalla elaborazione drammaturgica di Marina De Juli (in scena con l’ArteVoce Ensemble preparato da Drioli e il Coro Panarie diretto da Paolo Paroni). Il filo conduttore è l’amore in tutte le sue sfumature, raccontato però in friulano antico. Ma non preoccupatevi se il friulano, compreso quello moderno, non lo conoscete affatto: gli organizzatori garantiscono che tra recitazione, suoni e canti, la trama sarà comprensibile anche a chi non mastica la «marilenghe». E poi, se proprio non capite, tanto meglio: il senso dello spettacolo è proprio mostrare come il corpo possa diventare lingua, il gesto parola e i suoni un modo universale di comunicare. Sarete comunque in buona compagnia, dato che sul palco si parlerà una versione antica che forse non sarà del tutto comprensibile nemmeno a chi questa lingua la conosce e la parla tutti i giorni. L’importante è che, commentando lo spettacolo, non facciate l’errore di definire il friulano un dialetto: è una lingua minoritaria di origine romanza, parlata da circa 430mila persone. La metà della popolazione dell’area friulanofona del Friuli Venezia Giulia, ma se lo chiamate «dialetto» protesterà anche la metà che non lo parla. A Cividale (anzi, Zividât in friulano) comunque, lo sentirete un po’ ovunque: nei bar, per strada, nei negozi. Anche per ragioni storiche: la cittadina, secondo la tradizione fondata da Giulio Cesare, si chiamava Forum Iulii ed è proprio dalla fusione di queste due parole che è nato il nome Friuli.