Corriere della Sera

Super Aru sui Pirenei L’italiano maglia gialla

Gli ultimi 300 metri sono fatali a Froome: l’italiano si piazza terzo dietro Bardet e Uran, prende 20” al britannico ed è leader per 6’’

- di Marco Bonarrigo e Paolo Tomaselli

A 330 metri dal primo traguardo verticale dei Pirenei, quando vede la sagoma tricolore schizzargl­i via a sinistra, la maglia gialla entra in modalità «Super Froome». Mento quasi appoggiato sul manubrio, bocca spalancata, squilli di trombe ad annunciare il celebre «frullino» che annichilis­ce ogni avversario. Il ritmo sale: ottanta, novanta, cento colpi di pedale al minuto. Ma invece di proiettars­i in avanti, la bici di Froome resta incollata all’asfalto. Il re del Tour pedala a vuoto. Un fastidioso sassolino ha inceppato gli ingranaggi del suo motore strappando­gli un primato che l’inglese non aveva mai perso in un confronto diretto.

Il sassolino (59 chili per 1 metro e 82) è Fabio Aru. Tre anni dopo Vincenzo Nibali, un italiano è in maglia gialla al Tour de France dopo 12 tappe. «In cuor mio avevo pensato di poterla prendere — spiega Aru — anche se non l’avrei mai detto ad alta voce. Dentro ho una carica così forte che non riesco a darmi dei limiti. Sul traguardo ero arrabbiato per non aver vinto la tappa: Bardet è stato bravo a trovare il tempo per superarmi. Poi ho guardato lo schermo gigante e ho visto Chris sfuocato. Ho capito di avercela fatta».

Per la prima volta in quattro anni Chris Froome perde colpi. Contro Nibali aveva ceduto per k.o. tecnico, qui è finito al tappeto. Ventidue secondi da Bardet e venti da Aru incassati in appena 300 metri dopo aver sfinito la sua Sky a tirare alla morte per 210 chilometri. Innervosit­o da tutto, da Henao che sbaglia una curva sull’ultima discesa e lo fa finire (con Aru) su un prato, dal sardo che per tutta la corsa lo francoboll­a standogli mezza ruota dietro per proiettare sempre la sua ombra su di lui. Come dire: sono qui, di me non ti liberi. Sky schiera gli otto uomini più forti di sempre ma è capace di una sola tattica: sfinirli tutti nel medesimo rigoroso ordine (primo Knees, ultimo Landa, che ieri ha pure superato il capitano nel finale) per poi lanciare un Froome spento. L’inglese, non contento di controllar­e la corsa, ieri ha chiamato l’ammiraglia con la radiolina una decina di volte negli ultimi trenta chilometri. Cosa lo tormenta? Eppure la corsa è ancora nelle sue mani.

Aru guida una classifica cortissima: Froome a 6”, Bardet a 25”, Uran a 55”. Il colombiano con 20” di penalizzaz­ione per una borraccia galeotta: Bardet ha fatto la stessa cosa ma la giuria era distratta. Ieri, dopo Contador, è affondato anche un bollitissi­mo Quintana che ora galleggia a 4’. Ora tocca al sardo difendersi da una muta di inseguitor­i inferociti, chi per lesa maestà (Froome), chi spinto da una nazione intera, come Bardet. Sulla nuova maglia gialla c’è diffuso scetticism­o, quasi ironia: bravo, bravissimo ma come farà l’omino sardo a difendersi da Sky e dalla pasticcion­a ma solida AG2R senza Cataldo e con un Fuglsang con due fratture, ieri arrivato stremato a mezz’ora? Come può controllar­e la corsa col misconosci­uto Kozathayev, l’unico che non si stacca subito in salita? Aru: «Io questa vittoria la voglio dedicare proprio ai miei compagni. Stanno battendosi come leoni. Nessuno può sottovalut­arci. Abbiamo tutti contro? Lo so, ma non mi preoccupo. Affronto i problemi uno alla volta e dopo il traguardo chiudo la testa a ogni pensiero esterno. La riapro solo la mattina dopo nel bus, quando decidiamo la tattica di giornata. Così sono sereno».

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 ??  ?? Leader Fabio Aru, 27 anni, ha conquistat­o la maglia gialla dopo uno sprint di 300 metri in salita all’arrivo della 12ª tappa (Getty Images)
Leader Fabio Aru, 27 anni, ha conquistat­o la maglia gialla dopo uno sprint di 300 metri in salita all’arrivo della 12ª tappa (Getty Images)
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