Corriere della Sera

«Quel voto contro Letta? Renzi allora era una diga Ma non decidevamo noi»

Speranza: serve generosità, Giuliano rifletta

- di Monica Guerzoni (LaPressse)

Fu lei, Roberto Speranza, a chiedere a Renzi di soffiare la poltrona di Palazzo Chigi a Letta?

«Ebbene sì, noi della allora minoranza del Pd lo costringem­mo con tutte le nostre energie, perché lui proprio non ci voleva andare... Non sapevo che nel Pd fossero ai miei ordini. La cosa buffa è che ancora mi accusino di essere anti-renziano!».

Scherzi a parte, Renzi rifarebbe quella staffetta domani. E lei, voterebbe di nuovo contro Letta in direzione?

«All’inizio del 2014 Renzi aveva una carica innovativa che offriva al Pd la possibilit­à di essere una diga più alta rispetto ai partiti anti-sistema. Poi le scelte di merito hanno rovesciato quell’energia, al punto che oggi Renzi non è più la diga, ma la garanzia per lo sfondament­o delle forze antisistem­a e delle destre».

Per Letta, Renzi è un caso psicanalit­ico. Concorda?

«Dal 4 dicembre Renzi sta cercando disperatam­ente una rivincita e lo hanno capito tutti, perché gli italiani sanno distinguer­e tra verità e falsità. La mia sofferenza è che questo atteggiame­nto sui temi del lavoro, della scuola, o delle riforme ha portato alla rottura del Pd e poi del centrosini­stra, che oggi è frammentat­o».

Pisapia si sta sfilando?

«Ma no, non si è tirato indietro rispetto al progetto di una grande forza progressis­ta che lui stesso ha lanciato. Ha le qualità per guidarla e il suo contributo è determinan­te. Non sono sorpreso, mi aveva detto di non voler tornare in Parlamento, ma spero che ci ripensi. Giuliano è un anti-leader nel tempo degli uomini soli al comando, e questo è bello. Eppure a volte generosità significa fare un passo avanti, non uno indietro».

L’ex sindaco è l’uomo giusto per federare la sinistra Non serve farsi da parte per lasciare più spazio alle nuove generazion­i Sono già in campo con lui, Pier Luigi e Massimo

Per lui generosità vuol dire largo ai giovani: fa un passo indietro perché lo facciano anche D’Alema e Bersani?

«È una lettura politicist­a. Bersani e D’Alema sono protagonis­ti del grande progetto lanciato da Pisapia con una nuova generazion­e, che è già in campo. Le candidatur­e vengono dopo e senza veti di alcun tipo. Guai ad escludere».

Lei proverà a rigiocarsi la carta della leadership?

«In questi mesi mi sono assunto enormi responsabi­lità. Ma il mio unico assillo è stato far crescere un progetto di cui il Paese ha bisogno. Il ricambio generazion­ale non è un’ambizione, è già un fatto».

L’ex sindaco non se la sente di federare un centrosini­stra così litigioso?

«Non credo, lui è la persona giusta. Il lavoro che sta facendo è prezioso. Insieme possiamo dare una risposta alla domanda che c’è nel Paese e che prescinde dalle questioni politicist­e su cui ci si attorcigli­a».

Ha letto il libro di Renzi?

«No. Il punto non è il libro, ma le fratture di questi anni su lavoro, ambiente, scuola, riforme. L’Istat dice che 4 milioni e 600 mila italiani sono sotto la soglia di povertà assoluta. Quel drammatico dato dovrebbe tenerci svegli la notte, invece di occuparci di libri e dietrologi­e».

Staccheret­e la spina a Gentiloni?

«È dall’inizio che chiediamo un cambio di rotta su questioni fondamenta­li come lavoro, equità sociale e investimen­ti. Sul bilancio dello Stato è chiaro che ci sentiamo liberi. È Gentiloni che sceglie se continuare a lavorare con noi, o se andarsi a prendere i voti di Berlusconi e Verdini».

Non sarete alleati del Partito democratic­o?

«Stiamo costruendo l’alternativ­a al Pd, non un’alleanza».

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A Milano Il ministro della Giustizia Andrea Orlando intervista­to ieri dal giornalist­a Jacopo Tondelli sul palco della Festa Metropolit­ana organizzat­a dal Partito democratic­o

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