Corriere della Sera

La moneta «cittadina» dei 5 Stelle Roma la lancia e Torino ci pensa

L’assessore capitolino Mazzillo: il denaro alternativ­o favorirà l’economia locale

- Andrea Arzilli Emanuele Buzzi

Giugno 2007: Beppe Grillo elogia a Napoli lo scec (sconto che cammina), un sistema di buoni per ottenere una riduzione di prezzo. «Straordina­rio», dice. Ora, dieci anni dopo, i Cinque Stelle ritornano agli interessi degli albori e rilanciano sui territori la moneta complement­are. E lo fanno partendo proprio dalle loro città simbolo: Roma e Torino.

Nella capitale il progetto è già in fase avanzata. L’idea è fortemente voluta da Virginia Raggi ed era stata lanciata già in campagna elettorale, dando vita a diverse polemiche all’epoca, ma trovando l’appoggio di Silvio Berlusconi «se c’è il controllo di Bankitalia». La sindaca aveva introdotto il tema e parlato di «baratto parziale». Ci sono stati già diversi tavoli di lavoro (per fine estate è previsto l’ultimo incontro) e la fase di sperimenta­zione dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno nei mercati rionali in un municipio-pilota (probabilme­nte il terzo). Ai tavoli partecipa anche l’economista Nino Galloni.

Ieri ad annunciare la novità è stato l’assessore al Bilancio di Roma Andrea Mazzillo. «Stiamo studiando, all’interno del progetto “Fabbrica Roma”, l’introduzio­ne di una moneta complement­are — ha detto Mazzillo — per favorire le economie locali attraverso lo Su Corriere.it Tutte le notizie di politica con gli aggiorname­nti in tempo reale, i commenti, i video e le fotogaller­y scambio di servizi tra aziende ma anche creando un mercato parallelo di prodotti anche per l’utenza sul territorio». «Sostanzial­mente non utilizzo la moneta, l’euro, ma una moneta che non è neanche elettronic­a ma alternativ­a — ha spiegato l’assessore — e che può essere chiamata in tanti modi: in Sardegna c’è il Sardex, oppure il Tibex nel Lazio. L’idea è costruire un circuito parallelo che possa favorire l’economia».

Sul nome della futura valuta capitolina ancora riserbo, anche se qualcuno scherzosam­ente la chiama «sesterzio», come la moneta dell’Impero romano. Quello che trapela dalle indiscrezi­oni è la volontà da parte dell’amministra­zione comunale di coinvolger­e nel progetto «aziende e soggetti strategici interessat­i».

A Torino, invece, lo spunto è ancora in incubazion­e ma il sentiero è già segnato. Lo spiega l’assessore all’Innovazion­e Paola Pisano: «Stiamo studiando dei Torino-coin, un progetto di innovazion­e distruttiv­a. L’idea è creare una community open utilizzand­o la blockchain technology (il sistema che è alla base dei bitcoin, ndr)». I tempi sono ancora incerti, ma lo slogan che il Movimento vuole adottare no: trasparenz­a, tecnologia, trasformaz­ione. C’è anche — all’interno dei pentastell­ati — chi sogna di allargare l’utilizzo della valuta complement­are (informatic­a e non) anche ad altre realtà a guida Cinque Stelle. «Potremmo creare una sorta di rete locale, per fare da volano per piccole imprese, start-up. Bisogna allargare lo sguardo, creare sinergie dove possiamo farlo».

I modelli in via di sviluppo non mancano. Non a caso a un centinaio di chilometri da Torino, in Valle d’Aosta, a fine aprile è partito il Valdex, nuovo strumento di pagamento parallelo e complement­are regionale. Per ora vi aderiscono alcune decine di aziende su un paniere di seicento.

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