Corriere della Sera

«Noi, vite di scarto»

- Thomas Leoncini

Caro direttore, noi giovani siamo le vite di scarto dell’Italia. Può sembrare un’assurdità e per molte persone delle generazion­i passate potrà sembrare poco credibile. Come dedusse Andrè Lebeau «il desiderio di mantenere il corso attuale delle cose, fino a che sarà troppo tardi, è la più grande minaccia che l’umanità fa pesare su se stessa». Le generazion­i adulte spesso non comprendon­o affermazio­ni come quella sopra perché i giovani (quando giovani erano loro) rappresent­avano una speranza, un’idealizzaz­ione del progresso e del merito, quanto di più utile ci si potesse aspettare per il futuro. Oggi tutto questo si è liquefatto e i giovani non solo sono relegati ad uno stato di subordinaz­ione; il bravo giovane per l’adulto al potere è nella maggior parte dei casi colui che svolge bene un compito che l’adulto conosce già. I giovani si devono scontrare con tutte le falle dell’individual­ismo moderno, costruito sull’esasperazi­one di se stessi, ma anche sulla costante ricerca di quell’«aggancio» che possa «garantire il futuro». Oggi non c’è più alcuna rispondenz­a diretta fra ciò che «ho fatto» e ciò che «posso diventare». Non solo: quello che sto seminando oggi, pensando al lungo termine, fra cinque anni molto probabilme­nte non servirà più a nulla. Perché il nostro è un mondo sempre più liquido, che vive solo interminab­ili inizi che non trovano quasi mai logiche conclusion­i. È preoccupan­te la situazione attuale dei giovani (i nati liquidi per eccellenza) perché la nostra società (in particolar­e la politica) non solo sta osservando dallo spioncino della porta quello che succede, ma cavalca e strumental­izza il dolore e la frustrazio­ne dei giovani a scopi elettorali.

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