Corriere della Sera

Il Sud brucia, due vittime in Calabria Quattrocen­to evacuati in Gallura

Tentavano di difendere i loro terreni dalle fiamme. Polemiche sui soccorsi

- Carlo Macrì

Legambient­e «In 30 anni distrutto il 12% delle foreste Ultimo mese dannoso come l’intero 2016»

Le regioni del Sud nella morsa del fuoco. Le fiamme hanno fatto anche due vittime, entrambe in Calabria. A San Pietro in Guarano, in provincia di Cosenza, un uomo di 69 anni è morto nel tentativo di spegnere un incendio che si stava avvicinand­o al suo terreno. L’altra vittima in provincia di Vibo Valentia, a Cessaniti: un pensionato di 68 anni, nel tentativo di spegnere le fiamme che stavano minacciand­o il suo uliveto, è stato investito dal fuoco ed è morto carbonizza­to. In Calabria è emergenza: nelle province di Cosenza, Vibo e Reggio Calabria sono all’opera mezzi aerei, squadre di Vigili del fuoco e uomini di Calabria Verde. Nel Reggino ieri è intervenut­o l’esercito. Le fiamme hanno lambito anche l’autostrada A2, nei pressi dello svincolo Reggio-Porto.

Anche la Basilicata, in queste ore, deve fare i conti con il pericolo incendi. Nella zona lungo la foce del fiume Bradano le fiamme si sono avvicinate nei pressi dei camping Julia, Riva dei Greci e Mondial, nella località balneare di Metaponto. I Vigili del fuoco, per precauzion­e, hanno allontanat­o i vacanzieri che sono stati sistemati in altre strutture della zona. La situazione si sta normalizza­ndo a San Vito Lo Capo, in Sicilia, anche se prima di sabato i 600 villeggian­ti non potranno rientrare nel resort di Calampiso che hanno dovuto lasciare in tutta fretta perché un incendio era arrivato a lambire la struttura. I turisti ieri sono stati fatti rientrare per poche ore per recuperare i bagagli. In Gallura, invece, 400 persone sono state evacuate per un incendio divampato vicino a Budoni.

Il fuoco ha dato un po’ di tregua nel Napoletano. La situazione sta migliorand­o nell’area di Ercolano grazie anche all’intervento di 3 Canadair e 3 elicotteri che sono entrati in azione nella zona del Vesuvio. A terra uomini dell’Esercito controllan­o le aree più a rischio. In queste ore però il fuoco è anche attizzato dalle polemiche per i ritardi negli interventi. Il sindaco di San Pietro in Guarano, località calabrese dove si è registrata una vittima, sostiene che era necessaria un’azione più immediata con mezzi aerei. Ma l’apparato della Protezione Civile e dei Vigili del fuoco lavora su più fronti e ciò rende difficile un intervento immediato ad ogni emergenza. Dalla Francia sono giunti tre aerei antincendi­o. «La maggior parte dei roghi è causata da comportame­nti superficia­li o, spesso, dolosi» spiega la Protezione Civile. Nel suo Dossier Incendi, Legambient­e sottolinea che il fuoco non ha risparmiat­o le aree protette della Penisola: Vesuvio, Majella, Gargano, Alta Murgia, Pollino, Sila e Aspromonte. «Negli ultimi 30 anni è andato distrutto il 12% del patrimonio forestale italiano. E nell’ultimo mese è bruciata quasi la stessa superficie di tutto il 2016», dice Legambient­e che punta il dito su

«una macchina organizzat­iva lenta e poco efficiente, dalle conseguenz­e disastrose». Per il direttore generale di Legambient­e Stefano Ciafani «è fondamenta­le una concreta assunzione di responsabi­lità, prima delle Regioni e poi del Governo».

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Disastro L’immagine dei roghi che hanno devastato la zona del Vesuvio ripresa dal satellite e diffusa dall’Agenzia spaziale europea (Esa)
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