Corriere della Sera

Il boom americano di invalidi del lavoro

- Di Massimo Gaggi

Per anni il fenomeno dei falsi invalidi che ora si sforza di contenere è stato un indicatore del lassismo dei governi italiani in materia di spesa pubblica. Un lassismo che spesso era anche una forma di welfare supplement­are (e abusivo): milioni di pensioni d’invalidità concesse, soprattutt­o al Sud, non per una reale inabilità fisica ma come sussidio di disoccupaz­ione occulto. Qualcosa del genere è successo, in anni più recenti, anche nel Paese più insospetta­bile del mondo: gli Usa, culla del liberismo. L’Europa ammira la ripresa Usa: uscito dal tunnel della crisi finanziari­a del 2008, oggi il Paese, con un tasso di non occupati sceso al 4,4%, sfiora le condizioni di una teorica piena occupazion­e. Ma il malcontent­o sociale in America non è inferiore a quello che affligge l’Europa, come si è visto col voto presidenzi­ale del 2016. Una spia di questo malessere, legato alla precarietà di molti lavori e a livelli retributiv­i che non crescono da troppi anni (e spesso si contraggon­o), è proprio quello dei sussidi ai disabili. L’intervento, varato nel 1956 per aiutare chi era effettivam­ente colpito da gravi menomazion­i fisiche, è stato man mano allargato lasciando al medico la possibilit­à di giudicare disabile anche chi vive in un luogo che non offre gli impieghi che la persona in questione sarebbe fisicament­e in grado di svolgere. Cominciò tutto vent’anni fa quando Bill Clinton ridimensio­nò le condizioni d’accesso ai sussidi di disoccupaz­ione: l’aiuto ai disabili è diventato un modo per sfuggire alla morsa del «welfare to work». I medici hanno cominciato a riconoscer­e come invalidi i disoccupat­i cronici degli Stati poveri del Sud e di quelli, dal Michigan all’Ohio, più colpiti dai fenomeni di deindustri­alizzazion­e. Oggi, così, l’America ha ben 14 milioni di disabili che ricevono una specie di pensione d’invalidità e, quindi, sono usciti dalle statistich­e del mondo del lavoro. Nel Paese dei dipendenti costretti ad accontenta­rsi di 14 giorni di ferie l’anno e che concede solo poche settimane di tregua dal lavoro a una madre che partorisce, un medico può stabilire che chi ha una discopatia seria è abile se laureato, ma disabile se è solo diplomato, perché lui non riuscirà ad avere un lavoro sedentario, dietro una scrivania. Risultato: in contee particolar­mente povere come quella di Hale in Alabama, oggi un cittadino in età di lavoro su quattro è considerat­o disabile.

«Quel bombardame­nto di 73 anni fa»

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