La «Bibbia» tutta italiana del gin e i siti per orientarsi tra le migliaia di etichette
Tenere dietro al gin non è difficile: è inutile. Le nuove uscite sono settimanali, le etichette ormai molte migliaia: l’app «Ginventory» ieri ne elencava 3616 ma chissà quante sono davvero. Dunque, occorre metodo. Capire quel che ci piace ed esplorare quell’angolo di gusto. Evitando operazioni commerciali grossolane o stravaganze che durano il tempo della curiosità. Ora una guida c’è. Che io sappia, la prima tutta italiana. Si chiama Lo spirito del gin (edizioni White Star) e l’hanno scritta tre che ne sanno: Davide Terziotti è uno dei nostri maggiori whisky writer (lo avevamo sentito, troppo tempo fa, qui) e l’apertura della sua raffinatezza scozzese all’anarchica scostumatezza del gin, beh, fa piacere.
Vittorio D’Alberto invece è proprio malato di gin: il sito Gin Italy è figlio della sua passione. La terza autrice italiana non è. Ma è come se lo fosse: la bartender che venne dal freddo Ekaterina Logvinova fornisce una serie di ricette molto classy per accompagnare ciascuna etichetta. A loro si aggiungono le foto di Fabio Petroni che fanno un libro bello anche da vedere.
Lo spirito del gin insegna, è pedagogico. Parte dalla storia dei ginepri, passa dalla loro fabbricazione e arrivare al suo centro: le schede dei gin. Una selezione accurata divisa in tre categorie. I gin tradizionali, come gli Old Tom o i Navy strenght ma anche il ginepro totale di Vallombrosa; quelli contemporanei che non spregiano la tradizione e infine gli innovativi, che nella sperimentazione si spingono tanto avanti da far sorgere la domanda: «È ancora gin?». Il libro si chiude con le ricette dei classici più noti a base di gin, dall’Aviation al Tom Collins.