I francesi che snobbano Fabio gli fanno soltanto un favore Ma Bardet adesso è un alleato
Per i francesi Aru è solo una parentesi gialla tra le parole «millenovecentottantacinque» e «Bardet». Senza ironia, bisogna anche capirli: il Tour, vinto quell’anno per la quinta volta da Bernard Hinault, poi è stato conquistato da spagnoli, danesi, tedeschi, australiani, italiani, inglesi, americani (Lemond, non Armstrong). Insomma da tutti. Tranne che da loro. Anche per questo il Tour 2017 è stato disegnato così, con appena 36 chilometri a cronometro, proprio per avvantaggiare Romain Bardet nella sfida, altrimenti impossibile, contro Chris Froome. E a spingere il biondino dell’Alta Loira c’è letteralmente un Paese intero. Solo così, con il tifo e un pizzico (abbondante) di nazionalismo, si spiega il trattamento fin qui riservato al ragazzo di Villacidro che porta con grinta e talento il tricolore di campione d’Italia sul petto: ignorato anche ieri in conferenza stampa dalle domande dei francesi, come dopo la vittoria alla Planche de Belles Files; attaccato in maniera scomposta nei giorni scorsi da Le Monde sulle «relazioni pericolose» (con colleghi o tecnici coinvolti in fatti di doping) avute nel corso della sua carriera. Aru in questo momento non è nemmeno il terzo incomodo, per i francesi: è quello che regge il moccolo alla coppia di predestinati e ti aspetti che se ne vada prima possibile, perché le luci si stanno per accendere. Peccato (per loro) che le cose non stiano andando così. Bardet sta andando benissimo, la vittoria di ieri ne è solo la dimostrazione ulteriore, ed è molto forte anche mentalmente. Un particolare niente affatto secondario. Ma a forza di snobbare Aru — o di provocarne l’orgoglio: Fabio è sardo e anche questo non è un particolare per nulla trascurabile — i «cuginetti» gli stanno facendo un favore. La tappa di oggi è corta, pericolosa, movimentata, ma con il traguardo a 25 chilometri dall’ultimo scollinamento, potrebbe essere interlocutoria. I veri giudici adesso si chiamano soprattutto Galibier (mercoledì) e Izoard (giovedì). Aru e Bardet hanno gli stessi interessi, perché entrambi possono perdere un minuto o anche di più nella cronometro di sabato prossimo a Marsiglia. Quindi c’è solo una soluzione per capire se Froome è quello di ieri e per la prima volta dal 2013 può perdere il Tour sulla strada (nel 2014 cadde): attaccare e attaccare, già da oggi se si può. Bardet ha già milioni di persone che lo spingono a farlo, Aru ancora no: Italia sveglia, la partita con la Francia (arbitrata da Froome) è appena cominciata.