Corriere della Sera

Venus cerca ispirazion­e nella sorella lontana «Serena mi aiuterà a battere Muguruza»

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DALLA NOSTRA INVIATA

È stato, fin qui, il torneo delle mamme di ritorno (Azarenka), delle vittime scampate all’accoltella­mento (Kvitova), dell’enfant du pays nata a Sydney da genitori ungheresi (Konta), della miracolata slovacca che a marzo era numero 453 del mondo (Rybarikova). È stato il torneo accusato di programmaz­ione sessista, perché sul centrale ha esibito molti più uomini che donne («Cominciand­o a giocare prima, avremmo potuto avere due match femminili e due maschili: sarebbe stato più giusto» ha detto Murray meritandos­i un corsivetto plaudente sul Guardian: Andy, il femminista di cui il tennis ha bisogno). È stato, senza Serena Williams all’ottavo mese di gravidanza, un torneo aperto a qualsiasi innamorame­nto passeggero, una di quelle cotte platoniche perfette, d’estate, tra una fragola e un rovescio.

Invece, sorpresa, Serena è qui. «Nel mio cuore, nei miei pensieri, nelle mie cellule, nel mio box sul centrale. Di solito in finale a Wimbledon c’è lei. Mi manca moltissimo, vorrei che fosse fisicament­e presente: cercherò di rappresent­are al meglio lei e la famiglia Williams in finale». A 37 anni e 26 giorni, frustrate le velleità di Johanna Konta, è a Serena che Venus si aggrappa per fare in modo che il prato più importante dell’All England Club rimanga una dépendance del ghetto di Compton.

Il latifondo della famiglia origina all’inizio del secolo, quando Venus, appena ventenne, si annette il primo di cinque titoli di Wimbledon. Negli ultimi 17 anni li ha spartiti con la sorella minore: sette dei 23 Slam di Serena (tre derby) profumano d’erba, dall’ultimo titolo di Venus (2008) sono passati quasi due lustri e molto

Longeva

Vincesse, a 37 anni la Williams diventereb­be la regina più anziana di sempre Eterna Venus Williams, 37 anni, di nuovo finalista sull’erba di Wimbledon (Ap) tennis sotto i ponti. Cosa hai fatto, nel frattempo, Venere? «Ho avuto alti e bassi però sempre a testa alta. Sono stata infortunat­a e malata, triste e felice, ho riso e pianto. Ma non ho mai perso la voglia di scommetter­e su me stessa».

Di questo Jurassic Park da 140 anni uguale a se stesso e fedele alle tradizioni, insieme a Federer (oggi contro il ceco Berdych in semifinale), Venus Williams è il dinosauro più prezioso. Parla con voce appena udibile («Sono contenta ma ancora molto deve accadere»), girando intorno alle metafore («A furia di bussare, la porta di Wimbledon si è riaperta»), con occhi bistrati di mascara e kajal. In finale, domani, trova un’avversaria di 13 anni più giovane, nata in Venezuela ma naturalizz­ata dalla Spagna.

Non c’è stato match tra la Rybarikova e Garbine Muguruza, finalista 2015 contro la Williams junior, valchiria nerboruta Andy Murray si schiera per la parità dei sessi «Più match femminili sul centrale»

Polemica

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