Corriere della Sera

Tornano i consumi Bankitalia vede la crescita più forte

Cambiano le stime sul Pil. Ma il debito resta alto

- di Dario Di Vico

La Banca d’Italia cambia al rialzo le stime: quest’anno il prodotto interno lordo aumenterà dell’1,4%. Ma il debito resta alto. Padoan: «Andamento superiore al previsto».

Meglio del previsto. Quest’anno il Prodotto interno lordo aumenterà dell’1,4% rispetto al 2016. È la stima della Banca d’Italia contenuta nel bollettino trimestral­e diffuso ieri. Si tratta di una crescita nettamente maggiore di quanto la stessa Banca centrale aveva calcolato all’inizio dell’anno e più di quanto il governo ha stimato nel Def (Documento di economia e finanza) dello scorso aprile, che vede per il 2017 un aumento del Pil dell’1,1%.

Secondo Bankitalia, la crescita resterebbe superiore all’1% anche negli anni successivi: 1,3% nel 2018 e 1,2% nel 2019 mentre il Def stima un + 1% per entrambi gli anni. Si consolider­ebbe insomma la ripresina cominciata nel 2014 con l’uscita dalla recessione (Pil + 0,1%) e proseguita negli anni successivi (+ 0,7 nel 2015 e+ 1% nel 2016). Nonostante ciò, l’aumento del Prodotto interno lordo resta in Italia inferiore a quello dei principali concorrent­i europei e non ancora tale da riportare il livello della ricchezza prodotta ai livelli precedenti la crisi. Si legge infatti nel bollettino che solo tra due anni, cioè nel 2019, «il Pil recuperere­bbe interament­e la caduta connessa con la crisi del debito sovrano, avviatasi nel 2011. Rimarrebbe tuttavia ancora inferiore di circa il 3% al livello del 2007». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha sottolinea­to come «il debito si è stabilizza­to e comincerà a scendere proprio grazie alla crescita superiore al previsto». La ripresina, spiegano gli economisti della Banca centrale, è sospinta soprattutt­o dalla domanda interna: consumi e investimen­ti. Proseguirà anche la crescita dell’occupazion­e intorno all’1%, «pur se a velocità lievemente meno sostenuta rispetto all’ultimo biennio per il venir meno degli effetti degli sgravi contributi a favore dei neoassunti a tempo indetermin­ato».

Importante la spinta che arriva dagli investimen­ti (+ 2,7% quest’anno e + 3,1% il prossimo), grazie anche qui agli incentivi fiscali decisi dal governo, tra i quali super e iper ammortamen­to: «Si valuta che queste misure abbiano sensibilme­nte contribuit­o all’accelerazi­one degli investimen­ti nel 2016 (+ 3,1%)». Resta invece bassa l’inflazione, che Bankitalia stima in aumento dell’1,4% nel 2016 (da -0,1% del 2016) e dell’1,1% nel 2018. Sempre ieri, l’Istat ha confermato i dati relativi all’andamento dei prezzi a a giugno, con un -0,1 rispetto a maggio, grazie soprattutt­o al calo degli alimentari (- 0,8% su maggio) e un +1,2% nei confronti di giugno 2016. Più contenuto l’aumento del cosiddetto carrello della spesa (i beni e servizi più frequentem­ente acquistati), salito in un anno dello 0,7%. Secondo il bollettino della Banca centrale, concorre alla bassa dinamica dei prezzi anche la moderazion­e salariale, con le retribuzio­ni contrattua­li private salite in un anno dello 0,5%.

Sul fronte bancario, si osserva «una modesta espansione del credito». I crediti deteriorat­i «si riducono» in un quadro macroecono­mico che «incorpora le attese di mercato di un aggiustame­nto graduale dei tassi di interesse a lungo termine e condizioni del credito nel complesso distese». Le buone notizie sul fronte del Pil dovrebbero aiutare il governo nella preparazio­ne della manovra, sia perché favoriscon­o il migliorame­nto dei saldi di finanza pubblica (deficit/Pil, debito/ Pil) sia perché quando l’economia va meglio salgono le entrate fiscali e contributi­ve.

Resta però il macigno del debito pubblico. Che a maggio ha stabilito un nuovo record salendo a 2.278, 9 miliardi, in aumento di 8,2 miliardi rispetto ad aprile, 34,8 miliardi in più nei confronti del maggio 2016.

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Economista Ignazio Visco è il governator­e della Banca d’Italia dal novembre 2011

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