Femminicidi, quattro casi in ventiquattr’ore
Nel 2017 già oltre cinquanta vittime In media, un delitto ogni tre giorni
Quattro casi in poche ore. A Bari, nel Casertano e in provincia di Siena tre donne sono morte per mano dei loro compagni o di un ex. E a Cagliari una ragazza lotta per la vita dopo che il fidanzato l’ha picchiata così forte da credere di averla uccisa; a quel punto lui si è suicidato.
Dall’inizio dell’anno sono oltre cinquanta le vittime di femminicidio in Italia. La media aritmetica mette paura: una morte ogni tre giorni o poco più. Nel 2016 il conto si era fermato attorno a 120 casi. Ma le vittime sono molte di più. Perché oltre a chi perde la vita, c’è anche chi se la vede segnata in maniera irrimediabile: dal 2000 a oggi si contano 1.628 «orfani da femminicidio», bambini o ragazzi che in un momento hanno visto la madre morire e il padre finire in prigione. Proprio per tutelare loro era stata faticosamente scritta una legge che però, una settimana fa, si e impantanata in Senato.
«È il momento di intervenire e fermare questo massacro» è l’appello lanciato ieri su Twitter dalla presidente della Camera Laura Boldrini. «Da Nord a Sud Italia, senza distinzione d’età, continua quella che può essere definita solo come una crudele mattanza. Per sradicare questa piaga virulenta serve una rivoluzione culturale basata innanzitutto sul rispetto della donna in quanto essere umano», le fa eco Mara Carfagna, ex ministro per le Pari opportunità e parlamentare di Forza Italia.
Maria Tino, la donna uccisa dal compagno a Dragoni (Caserta), a combattere quella
L’appello La presidente della Camera Boldrini: «Dobbiamo intervenire e fermare il massacro»
battaglia culturale ci aveva provato. Un anno fa si era salvata dalla violenza dell’ex marito. Ferita con 25 coltellate, aveva trovato la forza di innamorarsi ancora e anche di aderire alla campagna lanciata su Facebook contro la violenza di genere, cambiando la foto sul suo profilo. Sorrideva in uno scatto che mostrava il suo volto e la scritta «ActionAid. No alla violenza sulle donne». Poi il nuovo compagno le ha sparato perché non sopportava l’idea che la loro relazione fosse arrivata alla fine. Le ha sparato come se quella donna fosse una «cosa sua».
Anche a leggere di Donata Di Bello — uccisa a casa dal suo compagno a Bari giovedì — sembra di vedere la stessa storia che in Italia si racconta troppo spesso, da troppi anni. I vicini dicono che era in lite continua con quell’uomo, che aveva sopportato minacce e soprusi, ma che gli aveva concesso sempre una nuova possibilità, non l’aveva denunciato. Dalla politica arrivano reazioni bipartisan. «Bisogna potenziale e finanziare gli sportelli antiviolenza» chiede la deputata di Mdp Maria Cecilia Guerra. Le associazioni rilanciano: «Le campagne di sensibilizzazione non bastano, servono misure di tutela a favore di chi denuncia le violenze» attacca Actionaid.
E poi c’è Mirella Fiaccarini. Aveva 81 anni. L’hanno trovata per terra, in camera da letto, era vestita e aveva una busta di plastica intorno alla testa e un’altra in bocca. Poco prima suo marito Luigi Biasini, 79 anni, si era lanciato dalla finestra. Erano malati.