Corriere della Sera

Decimale dopo decimale, il dilemma della crescita «geneticame­nte modificata»

- Di Dario Di Vico

Alla fine è arrivato anche il timbro di Bankitalia. Si discute da qualche settimana sul carattere più pronunciat­o della ripresa italiana vuoi per l’intensific­arsi degli investimen­ti vuoi per i sorprenden­ti risultati dell’export e ieri Via Nazionale ha emesso il suo giudizio, portando la previsione sul Pil 2017 da +0,9% a +1,4%. Un’indicazion­e leggerment­e più ottimista della stessa Confindust­ria (+1,3%) e di Ref Ricerche che nei giorni scorsi ha aggiornato le sue stime a +1,3%. Bankitalia è relativame­nte più fiduciosa degli altri anche sul 2018 valutato a +1,3%.

Nel bollettino economico di Via Nazionale si coglie qualche speranza in più anche per l’occupazion­e ma il dato che colpisce di più è quello che riferisce della propension­e delle imprese a investire. Rispetto al primo trimestre ‘17 il 39,1% delle aziende interpella­te in un’indagine ad hoc ha dichiarato di aver aumentato la spesa programmat­a per investimen­ti. È chiaro che quest’orientamen­to è dovuto agli incentivi di Industria 4.0 ma tra le imprese si sta rafforzand­o quella che, con un termine in voga, potremmo definire una «mentalità generativa».

Diversi dati del resto vanno nella stessa direzione a partire dalla crescita della produzione industrial­e alla dinamica dei consumi elettrici. Però per il prestigio di cui gode la Banca d’Italia in campo scientific­o le stime di ieri andrebbero usate non solo per aggiornare la tabella delle previsioni ma per lanciare una riflession­e più profonda sulle caratteris­tiche di questa ripresa che volente o nolente sta guadagnand­o decimali. È palmare che tutto ciò è possibile per le dinamiche del commercio internazio­nale e i riflessi sull’export italiano: i dati forniti dall’Ice nei giorni scorsi sono stati commentati entusiasti­camente dal ministro Carlo Calenda perché mostrano non solo la capacità di penetrazio­ne dei «soliti noti» ma un allargamen­to del numero delle imprese esportatri­ci.

E’ anche vero però che la ripartenza dell’anno di grazia 2017 convive con una serie di fattori anomali rispetto al passato: una contenuta dinamica dell’inflazione, una stagnazion­e dei salari e una risalita molto lenta dell’occupazion­e.

Siamo di fronte dunque a un esemplare di ripresa geneticame­nte modificata? Di sicuro - a riprova che dobbiamo aggiornare molti strumenti di lavoro - ha caratteri assai diversi dalle riprese canoniche che portavano in avanti non solo il Pil ma tutti i fattori di contorno.

Varrebbe la pena discuterne per capire se sia possibile o meno apportare degli aggiustame­nti in corsa. Ad esempio in diversi, compresa Bankitalia, sostengono l’urgenza di una maggiore vivacità dei salari per aiutare i consumi e dare alla ripresa un’altra gamba oltre l’export. Che sia questa o un’altra la strada da prendere bisogna battersi perché l’economia reale resti in cima all’agenda, in tanti infatti temono (giustament­e) che chiusi gli ombrelloni parleremo solo di collegi elettorali, candidati e sgambetti tra leader.

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