Corriere della Sera

Il profilo

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Dopo 16 anni un leader Fiom entra nella segreteria della Cgil. Che significa?

«Che c’è l’impegno della Cgil a lavorare per una gestione unitaria che valorizzi il pluralismo», risponde Maurizio Landini.

Lei è tra i candidati alla succession­e di Susanna Camusso nel 2018?

«Il problema ora non è discutere chi sarà il prossimo segretario della Cgil, ma quale iniziativa mettiamo in campo a settembre su pensioni, fisco e manovra, e come proseguiam­o la battaglia per cancellare il Jobs act».

Il governo Gentiloni è meglio di quello Renzi?

«Sul piano del tono, dei rapporti, delle attenzioni sì, nel senso che sta offrendo momenti di confronto. Ma se lo guardo sul piano delle scelte no. La vicenda dei voucher dimostra che nulla è cambiato».

Cosa ha sbagliato Renzi?

«Ha usato il premio maggiorita­rio per fare leggi che non avevano il consenso della maggioranz­a nel Paese, senza neppure confrontar­si con forze sociali che rappresent­ano milioni e milioni di persone. Inoltre, il Jobs act, al di là della propaganda, non ha ridotto la precarietà per i giovani, anzi. Infine, Renzi non ha capito la lezione del referendum: questo Paese non ha bisogno di divisioni ma di unità per risolvere i problemi».

Mdp e Pisapia possono essere il nuovo riferiment­o per la Cgil?

«La Cgil deve essere autonoma e indipenden­te dalle forze politiche. Deve avere le sue proposte e confrontar­si alla pari su queste, non sostenere questo o quel partito. Poi, se ci

Maurizio Landini, 56 anni, ha guidato la Fiom-Cgil dal 2010 fino a pochi giorni fa

Ora è entrato nella segreteria Cgil ed è tra i possibili eredi di Susanna Camusso

«Che bisognereb­be uscire dalla logica del leaderismo, che allontana i cittadini dalla politica e ripartire dai contenuti. Di Pisapia sono amico, è una bravissima persona, anche se alcune sue scelte come quella sul referendum non le

Governi a confronto

«Gentiloni nei rapporti è migliore di Renzi, ma non nelle scelte Si è visto con i voucher»

«Sì. Le forze politiche, da Grillo al Pd alla destra, che parlano di disinterme­diazione e attaccano i contratti nazionali, aprendo uno scenario più americano che europeo, vogliono mettere in discussion­e il sindacato. Quando dico di cambiare mi riferisco a come allarghiam­o la nostra rappresent­anza oltre il lavoro dipendente. Serve una nuova unità del lavoro a partire dai diritti, mentre le innovazion­i ci chiedono di ridefinire il perimetro di categorie e contratti».

È un bene se tra Mdp e Pisapia c’è chi vuole coinvolger­e il mondo del lavoro Ma il nostro obiettivo è condiziona­re le scelte

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