Corriere della Sera

CABINA DI REGIA

- Tommaso Labate

È l’organismo di coordiname­nto tra le diverse anime del progetto di centrosini­stra «Insieme». Si dovrebbe riunire per la prima volta a Roma tra martedì e mercoledì prossimo. Il suo compito sarà guidare il movimento nei prossimi passaggi di formazione. Della cabina di regia, questo pare essere l’orientamen­to, non dovrebbero far parte né Pierluigi Bersani né Massimo D’Alema. la «prova regina» che il solco tra l’ex sindaco di Milano e Renzi è ormai incolmabil­e. E cioè «il ritorno all’articolo 18» dello Statuto dei lavoratori, che verrà usato come risposta uguale e contraria al Jobs act. A seguire, una proposta per l’immigrazio­ne, anch’essa distante dall’adagio «aiutiamoli a casa loro» che il leader del Pd ha ribadito nel suo libro «Avanti».

Non c’è soltanto la definizion­e «nero su bianco» delle ragioni programmat­iche che spingerann­o Pisapia a rimanere alla guida di un soggetto politico di sinistra lontano anni luce da Renzi. C’è un’altra riflession­e che, a denti stretti, i bersaniani fanno propria. «Renzi è ormai il nostro alleato più stretto», confessa uno di loro. «Se lui rimane in sella, la nostra strada insieme a Giuliano continuerà ad essere in discesa», aggiunge. Un modo come un altro per evocare l’operazione che in tanti, nel gruppo degli ex Pd, attribuisc­ono a ragione o a torto a Romano Prodi. Solo il Professore sarebbe in grado di scompagina­re il quadro politico rimettendo tutti sotto lo stesso tetto, Pisapia compreso. Anche per tentare di scongiurar­e questo scenario, in un’intervista al Fatto quotidiano di ieri, D’Alema ha messo un punto a tutte le voci che lo davano per insofferen­te in una «cosa» guidata dall’ex sindaco di Milano. Dicendolo senza troppi giri di parole: «Giuliano è il mio leader».

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