Corriere della Sera

Il 69% di chi vota M5S non vuole alleati

Il 70% per Di Maio a Palazzo Chigi Ma metà degli elettori di Lega, Pd e FI apre a un asse con il Movimento

- di Nando Pagnoncell­i NPagnoncel­li

Lo scorso anno, di questi tempi, il Movimento 5 Stelle prendeva il largo nei sondaggi sulle intenzioni di voto grazie alla conquista di Roma e Torino alle elezioni Comunali di giugno che avevano conferito al movimento un’immagine vincente e lo avevano accreditat­o come una possibile alternativ­a di governo.

Le Comunali di quest’anno secondo gli italiani hanno avuto un esito diverso: ha vinto il centrodest­ra mentre Pd e M5S ne sono usciti ammaccati e tutto ciò si è riflesso sugli orientamen­ti di voto nazionali. I pentastell­ati si confermano una forza molto competitiv­a, costanteme­nte alle prese con una testa a testa con il Pd, favorito anche dalla presenza di un centrodest­ra diviso, ma rispetto a un anno fa registrano un calo di oltre il 4%. Le chance di vittoria del Movimento alle elezioni dividono le opinioni degli italiani: il 5% è convinto che vincerà sicurament­e, il 34% lo ritiene probabile mentre il 53% è del parere che non vincerà. I pronostici sono nettamente più favorevoli tra gli elettori pentastell­ati, anche se coloro che non hanno dubbi sulla vittoria rappresent­ano solo il 13% a cui si aggiunge una larga maggioranz­a (73%) di elettori moderatame­nte ottimisti. Va osservato che tra gli elettorati avversari all’incirca un terzo ritiene probabile la loro vittoria.

Il gradimento

Nel sondaggio abbiamo voluto verificare quale, tra i più noti esponenti del Movimento, sarebbe giudicato il migliore presidente del Consiglio nel caso di vittoria. Luigi Di Maio viene indicato dal 40%, seguito a molta distanza da Alessandro Di Battista (8%), Paola Taverna (2%) e Roberta Lombardi (1%). Circa un intervista­to su due, tuttavia, non si esprime in proposito. Gli elettori M5S, in attesa delle consultazi­oni che si terranno in rete dopo l’estate, sembrano non avere dubbi: ad oggi Di Maio prevale su Di Battista 70% a 21%.

Da ultimo, il tema delle alleanze dopo le elezioni. Dato che gli orientamen­ti di voto attuali difficilme­nte fanno presagire il superament­o della soglia del 40 per cento si profila l’esigenza di un’alleanza post elettorale.

Le scelte dopo le urne

Con chi dovrebbe allearsi il Movimento per ottenere una maggioranz­a di governo? Il 40% degli italiani ritiene che dovrebbe rimanere all’opposizion­e, il 17% con il Pd il 14% con i partiti sovranisti (Lega e FdI) e il 9% con l’intero centrodest­ra. Tra i pentastell­ati sembra prevalere «una vocazione minoritari­a»: il 69%, infatti, eviterebbe alleanze rimanendo all’opposizion­e; in subordine il 15% preferireb­be governare con i sovranisti, il 9% con il Pd e il 4% con tutto il centrodest­ra. Tra gli altri elettorati dei principali partiti prevale nettamente l’ipotesi di un’ alleanza del M5S con il proprio partito: 56% tra i leghisti, 51% tra i dem e 49% tra quelli di Forza Italia.

I passaggi cruciali

Il M5S sta attraversa­ndo un passaggio delicato, non tanto per la flessione di consensi che, comunque, al momento non pregiudica la possibilit­à di vittoria, quanto per il possibile cambio di posizionam­ento da forza di opposizion­e a forza di governo. È un passaggio che investe 3 aspetti:

1) Il rapporto con un elettorato molto trasversal­e, sia per provenienz­a politica sia per caratteris­tiche socio demografic­he, portatore di domande e aspettativ­e non sempre convergent­i; la trasversal­ità può rappresent­are un punto di forza per chi sta all’opposizion­e ma può tradursi in debolezza una volta al governo, per il rischio di

scontentar­e una parte dei propri sostenitor­i.

2) Le capacità di governo: stando all’opposizion­e il derby tra onestà e competenza è tutto a favore della prima, ma in una prospettiv­a di responsabi­lità di governo l’estrema complessit­à dei temi da affrontare potrebbe far prevalere dubbi sulle attuali capacità del ceto dirigente. Inoltre il ricorso a personalit­à «esterne» con profilo tecnico non è privo di controindi­cazioni, perché potrebbe indebolire la connotazio­ne politica dell’esecutivo.

3) Le alleanze: fin dalle sue origini il Movimento è vissuto dai suoi sostenitor­i come unico, diverso dai partiti tradiziona­li, dotato di forti tratti distintivi (integrità, prossimità ai cittadini, capacità di innovazion­e), una sorta di Robin Hood della politica. Si tratta di un posizionam­ento che si è consolidat­o nel tempo anche a seguito dell’indisponib­ilità ad accordi con altre forze politiche su specifici temi. Ne consegue che il possibile ricorso ad un’alleanza per poter governare il Paese fa registrare un ampio dissenso, probabilme­nte nel timore di una «contaminaz­ione» con i partiti tradiziona­li e del ricorso a compromess­i che stravolger­ebbero l’immagine e la proposta del Movimento.

Gli accordi Il 15% dei sostenitor­i dei 5 Stelle vede con favore un patto con FdI e Lega, il 9% con i dem

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy