Civitavecchia contro l’hotspot: pronti a occupare il porto
Ieri sopralluogo della prefettura. Il primo cittadini grillino: «Non siamo in grado, Beppe è con me»
DAL NOSTRO INVIATO
«Ho appena parlato con Beppe, mi darà il suo appoggio», dice Antonio Cozzolino, sindaco «grillino» di Civitavecchia, che ieri ha chiamato Beppe Grillo dopo il sopralluogo al porto con Prefettura, Questura e Protezione civile. Perché il porto di Civitavecchia figura ormai nell’elenco ufficioso dei porti italiani scelti dal Viminale per «alleggerire la pressione» su quelli siciliani. E non basta affatto a tranquillizzare il sindaco la nota diramata a tarda sera dalla Prefettura: «Allo stato, non sono previsti sbarchi di migranti nel porto di Civitavecchia». Già, allo stato. Perché «le misure Soccorsi Una donna incinta viene fatta sbarcare dalla nave Vos Prudence di Medici senza frontiere a Salerno nella mattina di ieri. Sulla nave c’erano 935 migranti organizzative in corso — continua la nota — hanno lo scopo di approntare un sistema di accoglienza efficace, nell’eventualità che tale circostanza si verifichi». Appunto. A Civitavecchia, perciò, Cozzolino resta preoccupato («Non siamo in grado di diventare un hotspot») e fremono pure le opposizioni. Massimiliano Grasso, capogruppo della lista di centrodestra «La Svolta», dice che è già partito il tam tam sui social «per andare a occupare la banchina 28», il luogo individuato dalla Prefettura per «approntare l’accoglienza». «Sai che bel biglietto da visita — commenta Grasso — offrire ai 2 milioni e mezzo di crocieristi, che fanno di noi il primo polo d’Europa, la vista di una tendopoli sul molo...».
Anche tra i camalli ora c’è chi ipotizza blocchi sull’Aurelia, come ai tempi della grande protesta cittadina, 10 anni fa, contro i fumi della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Dalla banchina 28, oggi, partono e arrivano i traghetti della Grimaldi per Tunisi ma anche le navi cargo che portano negli Usa (Halifax, Baltimora) le migliaia Il centrodestra protesta: una tendopoli sul molo brutto biglietto da visita per chi prende i traghetti di jeep Fca uscite da Melfi e Cassino: «Almeno 300 lavoratori del porto sono legati al business auto — spiega l’assessore alle attività produttive, Vincenzo D’Antò —. E in totale l’indotto riguarda 4 mila persone». Cosa succederà, allora, se arrivano i migranti? «Se gli armatori dovessero decidere di mollare?» insiste il sindaco. «I problemi sono tanti: l’estate scorsa, dopo la raffica di attentati nel mondo, il livello di guardia del porto fu alzato al massimo. Accadrà la stessa cosa, con l’arrivo delle navi Ong? Eppoi l’emergenza idrica: al porto, oggi, io posso garantire 8 litri e mezzo al secondo, non una goccia di più. Chi gliela trova, l’acqua, ai migranti?».
Il Comune, inoltre, ha già aderito al progetto Sprar (per 290 profughi) «ma l’accoglienza programmata è un conto — obietta Cozzolino — l’emergenza invece, come in passato, crea solo danni». Qui, nel 2011, la caserma dismessa “De Carolis” fu trasformata in un Cara per 900 persone: «Un ghetto — racconta Grasso, dell’opposizione —. I migranti la devastarono. Eppure 2 anni fa, Franco Gabrielli, in veste di prefetto di Roma, tornò alla carica con l’idea di fare della “De Carolis” un hub regionale per i migranti. La città, compatta, riuscì a fermarlo. Speriamo di farcela pure questa volta».
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