Corriere della Sera

I nomi in minuscolo del poeta Jan Wagner

- Di Paolo Lepri

Non è un ribelle, con quella faccia da primo della classe che passa i compiti ai compagni. Ma Jan Wagner ha abolito una delle più solide certezze tedesche: le lettere maiuscole dei sostantivi, inventate da Martin Lutero quando tradusse la Bibbia. Le evita, anche dopo il punto, nelle sue poesie. Perché lo fa? «Tutte le parole vengono così trattate ugualmente — ha spiegato — e non si attribuisc­e ad una più importanza in ragione della sua mera apparenza. Inoltre ho la possibilit­à di sfruttare, a vantaggio del testo, le ambiguità che si producono».

Sarebbe contento ee cummings, che a volte firmava in questa maniera strana i propri versi. Il turbolento Edward Estlin (il nome completo di Cummings) non risulta comunque nella sua galleria dei preferiti. Wagner ha tradotto dall’inglese Charles Simic e Simon Armitage e apprezza Seamus Heaney e William Carlos Williams. Per quanto riguarda la tradizione di lingua tedesca, ha un debito con espression­isti come Georg Heym o Georg Trakl.

I nomi che abbiamo fatto non devono far pensare che questo quarantaci­nquenne nato ad Amburgo sia un poeta che si ispira agli altri poeti. Si può invece parlare per lui di una sostanzial­e unicità. Nel suo meticoloso campo visivo entrano animali, elementi del paesaggio, oggetti di uso comune. Come la bustina di tè, «avvolta in un saio, piccolo eremita nella sua grotta». Oppure il camaleonte, l’altalena, le lenzuola «scrupolosa­mente impilate come paracadute / prima di un salto da altezze inimmagina­bili». Gli uomini, da parte loro, sono «testimoni che non contano».

Un poeta deve «unire opposti e paradossi, mettere insieme quello che appare inconcilia­bile». Sembra esserci riuscito. La definitiva affermazio­ne è arrivata con il Georg-Büchner-Preis. In Italia i suo versi sono stati pubblicati in antologie e riviste. Sarebbe giusto conoscerlo di più. Prima che sia troppo tardi, anche se Wagner crede che la poesia abbia futuro e che il suo futuro sia «nella prossima poesia, in quella non ancora scritta». Un tempo, illimitato in teoria, che potrebbe diventare più breve. Ma sicurament­e meno sfuggente dei cinque minuti di vita della bustina di tè, «legata da un filo/ al mondo superiore».

@Paolo_Lepri Jan Wagner, 45 anni, è un poeta tedesco

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