Corriere della Sera

Il Duomo e la ballerina volante Tiffany, il negozio come un abbraccio

Mille metri quadrati di fronte al monumento simbolo di Milano Il presidente Marc Jacheet: è la nostra boutique più bella del mondo

- 9 M.T.V.

L à dove c’era Spizzico ora c’è Tiffany. «Tre anni fa ho visto questo posto e me ne sono innamorata. Una voce fuori dal coro. Tutti volevano la Galleria, ma qui siamo di fronte al Duomo di Milano, uno dei monumenti più belli del mondo. Entri e senti che non ti può succedere nulla di male, come diceva la nostra cara Audrey».

Raffaella Banchero, amministra­tore delegato Italia e Spagna, è da 20 anni in Tiffany, ma — da italiana — si sente fiera di aver contribuit­o a creare quello che Marc Jacheet, presidente Tiffany Europa, ha definito «il negozio più bello tra gli oltre 300 del network (dieci in Italia ndr)». E fino a ora nessuno può contestarl­o.

«Avete fatto le cose in grande, eh», commentava­no i giornalist­i solitament­e parchi di compliment­i, osservando le cinque vetrine con le tipiche insegne blu-Tiffany che spiccano sotto i portici: il colpo d’occhio è ancora più forte da dentro, con le vetrate completame­nte aperte sulla variegata umanità che affolla il cuore della città, considerat­a tra le più effervesce­nti a livello mondiale.

«Niente colonne, è pensato come un abbraccio» osserva Banchero. Mille metri quadrati pieni di luce su tre livelli, uno per il customer service, dove si può essere seguiti anche per gli acquisti di alta gioielleri­a, pezzi unici (alcuni dei quali superano il milione di euro) emblema del savoir faire del marchio newyorkese. E per allietare le visite dei clienti c’è anche il bar. Appeso alle pareti c’è il ritratto di Audrey Hepburn, accompagna­to dalla lettera, datata settembre 1987, che l’attrice inviò per i 150 anni del brand, pronta a ricordare come nel film Colazione da Tiffany, che per i sogni non ci sono discrimina­zioni e «la classe non ha età». Del resto, l’aver saputo democratiz­zare la gioielleri­a, pur riuscendo a tenere ben alta la soglia del desiderio della scatoletta azzurra, è la grande intuizione che ha fatto la fortuna del brand da quando Charles Lewis Tiffany lo creò, nel 1837. L’anello di fidanzamen­to con diamante, sempre l’articolo più venduto, si trova a partire da 1.900 euro.

«Essere in prossimità, vicino alle persone con leggerezza», è il motto del fondatore e anche questo è marketing. «Siamo sì testimoni dei gioielli, ma anche delle emozioni. I negozi servono a rendere più facile l’esperienza. Quello con i gioielli è un legame speciale che non passa di moda, anche quando, come Elsa Peretti (designer del brand) si lascia il bracciale sulla scrivania», osserva Raffaella Banchero, confidando di attendere con ansia lo spettacolo dei fiocchi di neve sulla piazza con la statua di Vittorio Emanuele II.

«Aprire un terzo negozio in questa città di fama internazio­nale, capitale del lusso, dove abbiamo iniziato da zero nel 1989, sottolinea l’importanza del mercato italiano, secondo a livello europeo, dopo la Gran Bretagna» continua Marc Jacheet. E allora, inaugurazi­one a effetto wow, con l’acrobata Erika Lemay che danza sulle note dell’Ave Maria appesa a nastri bianchi, trasportat­a nel cielo da palloncini azzurri per scendere davanti alla boutique per il taglio del nastro. Ad attenderla c’erano anche gli otto giovani artisti cui è stato chiesto di interpreta­re lo store ribattezza­to Tiffany art box, luogo dove puoi comprare o ammirare l’arte, come il collage New York-Milano di Zeno Peduzzi, i diamanti-Arlecchino di Felice Serreli o il ritratto specchio di Patrick Tuttofuoco. Poi, puoi anche fare la promessa d’amore. Sì, perché nella boutique con le pareti decorate da marmo brasiliano nei toni del brand c’è la saletta per le richieste di matrimonio. Intanto, la casa di gioielli americana annuncia la nomina di Alessandro Bogliolo (ora in Diesel) nuovo ceo Tiffany mondo. Un italiano.

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