Il cantiere di Intesa Sanpaolo-Venete Ecco l’accordo sulle 4.000 uscite
Dai mutui al bancomat, già partita la fase di integrazione post salvataggio
L’ accordo sindacale numero mille, un accordo storico non solo perché l’ultimo della lunga serie, è stato siglato dove tutto è cominciato per Intesa Sanpaolo: nella sede del Nuovo Banco Ambrosiano, in piazza Ferrari a Milano.
Se simboli hanno un senso, il cantiere delle banche venete può dirsi aperto ancor prima della conclusione dell’iter parlamentare. Almeno ci hanno messo la firma i 100 seduti giovedì sera intorno a un grande tavolo della sala riunioni, scelta tra quelle a disposizione nelle varie sedi del gruppo anche perché tra le poche in grado di accogliere così tanti negoziatori. Le uscite volontarie (a regime) di 4 mila dipendenti con sostegno al reddito e riqualificazione, la formazione professionale per chi resta, il rinnovamento delle filiali (ridotte di numero) sono i punti più significativi di un protocollo costruito in tempi rapidissimi e con un modello di trattativa destinato a lasciar traccia. Racconta Eliano Lodesani, capo delegazione di Intesa Sanpaolo: «è stato un confronto straordinario con tutti i sindacati che ringrazio, a cominciare da quelli interni alle due banche venete. A quel tavolo dove il pathos era palpabile e in certe ore drammatiche i silenzi hanno pesato più delle parole, è stato condiviso un senso di responsabilità sociale. E la determinazione di mettere al centro le persone e le famiglie. Come banca siamo al nostro millesimo accordo sindacale, l’esperienza non ci manca, ma il lato umano qui è stato molto importante».
Lodesani è il chief operating officer, uno dei due manager scelti dall’amministratore delegato Carlo Messina per condurre un’integrazione che impegnerà tutti i livelli della banca. L’altro è il responsabile della Banca dei Territori, Stefano Barrese, alle prese in queste ore con la definizione del piano al 2019, arco di tempo nel quale dovrà essere completata la migrazione informatica e delle persone. La squadra di Barrese è partita subito e i primissimi segnali sono già arrivati ai clienti delle due popolari che possono già prelevare ai bancomat della rete Intesa Sanpaolo senza costi di commissione, hanno già accesso a una buona parte dei prodotti del risparmio gestito e dei mutui. Sulle vetrine delle venete compariranno a breve le vetrofanie in attesa della ristrutturazione degli sportelli che resteranno (600 quelli che saranno chiudi) secondo il nuovo modello di filiale. La migrazione informatica, il capitolo monster di tutta l’operazione, partirà già a settembre.
Ma ancora è il momento della soddisfazione per l’accordo sindacale che raccoglie, tra gli altri, il plauso della leader della Cgil, Susanna Camusso, per la quale «il lavoro è stato tutelato». Per lo stesso Lodesani la «difesa dell’occupazione è la miglior base per la ripartenza». Il protocollo definisce le regole per le prime mille uscite volontarie a partire dal mese di ottobre ed entro dicembre. Questa prima tranche di esuberi riguarderà il personale delle banche venete, mentre previa verifica a settembre le successive 3 mila uscite andranno calcolate sull’intera platea del nuovo gruppo bancario allargato. Le due venete. conclude Lodesani, «torneranno a svolgere un ruolo centrale nell’economia di un territorio a forte vocazione industriale».