Corriere della Sera

C’è un tesoretto che spiega questo supermerca­to

- Arianna Ravelli

Domanda più ricorrente nei peggiori (ma anche nei migliori) bar di Milano: dove trova il Milan i soldi per finanziare una campagna acquisti così faraonica? Sottinteso: il Milan dei cinesi supposti di serie B, che per completare l’acquisizio­ne della società si sono dovuti indebitare pesantemen­te?

Intanto, va precisata la premessa: è vero che la proprietà del misterioso Yonghong Li ha concluso l’operazione da circa un miliardo con vari finanziame­nti, tra cui quello di 180 milioni del fondo Elliott al tasso (caro) dell’11,5%, ma l’Ac Milan non è pesantemen­te indebitata. Da Elliott (che controlla da vicino) ha ricevuto 123 milioni (il tasso è del 7,7%) su un fatturato di 200 (c’è chi sta peggio); 73 li ha rifinanzia­ti con le banche, 50 sono stati emessi attraverso un bond quotato alla Borsa di Vienna e destinato proprio al mercato estivo. È questo il tesoretto da cui il Milan attinge ogni volta che deve pagare una fattura dei trasferime­nti di queste settimane. Che, si obietterà, sono però molto più costosi. Si prevede che, alla fine, tra acquisti e cessioni, il saldo netto sarà di 150 milioni, che però non vengono pagati tutti subito. Nel 2018-2019 il Milan ne dovrà pagare altri 50 e altri 50 nel 2019-2020. Come? L’ingresso in Champions sarà fondamenta­le, perché solo da qui dovrebbero entrare 50 milioni all’anno. Che consentire­bbero quindi di azzerare le perdite attuali in tre anni. Poi il Milan conta di aumentare i ricavi grazie alle potenziali­tà del mercato cinese, per cui è stata costituita la società Milan China. D’altra parte, rifatta ora la squadra, il mercato della prossima estate dovrebbe costare circa la metà, 70-80 milioni.

Il business plan stilato dall’ad Marco Fassone ha sempre destinato per questa sessione 120-130 milioni. Come detto, si spenderà un po’ di più (150), ma si spenderà un po’ meno di quanto previsto per le voci commission­i agenti e stipendi dei giocatori, perché quelli di Bonucci e Donnarumma sono eccezioni (evidenteme­nte la società pensava di prendere altri giocatori con stipendi top). Anche le vendite sono più di quelle previste; questo fa sì che le plusvalenz­e correggera­nno in parte il conto economico.

Altro è il problema dei soldi in cassa, per i quali l’azionista ha già concesso un aumento di capitale di 60 milioni più (in caso di necessità) altri 60. La prima tranche di 22 è stata già versata. Il che ha evitato di intaccare il livello patrimonia­le e di ricorrere ad altri debiti, magari verso i propri azionisti (come l’Inter con Thohir). Se (scenario migliore) l’architettu­ra terrà e servirà a lanciare un ciclo vincente Fassone (e Mirabelli per la parte tecnica) avranno vinto il loro scudetto. Se (scenario peggiore) mr Li non dovesse reggere, subentrerà il fondo Elliott che poi rivenderà ad altri una società dotata però di assett (leggi giocatori) importanti.

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