Torna Sincroman il rivoluzionario «Le mie medaglie contro i pregiudizi»
In azione Giorgio Minisini, 21 anni
La rivoluzione di Sincroman, atto terzo. Due anni dopo l’esplosione con doppio bronzo ai Mondiali di Kazan e un anno dopo la conferma con i due argenti europei di Londra, Giorgio Minisini — il primo e finora unico sincronetto italiano della storia — si tuffa a Budapest con ambizioni di maggior gloria: «Siamo migliorati, non ci accontentiamo dello stesso risultato del 2015». Oggi e lunedì in finale è l’ora del misto tecnico con Manila Flamini; il 21 e 22 luglio toccherà invece al libero con Mariangela Perrupato: «I più bravi non sono più irraggiungibili. Speriamo che i giudici ci aiutino a scardinare certe gerarchie…».
La sfida di Sincroman è doppia: «Contro gli avversari e contro i pregiudizi». Famoso quello espresso a Kazan dal ministro russo dello sport Vitaly Mutko che tuonò contro i sincronetti maschi: «Il successo di pubblico ha dimostrato che sbagliava. Ma io non porto rancore: le parole al vento non mi toccano. Noi siamo veri atleti». Ex praticante di taekwondo e pallanuoto, figlio di una ex sincronette e di un giudice internazionale di sincronizzato, il 21enne Minisini e le sue partner si allenano 9 ore al giorno sei giorni la settimana. Uno sforzo massacrante figlio della passione e, nel caso di Giorgio, della voglia di sostenere anche una piccola rivoluzione culturale, lui uomo in un ambiente prettamente femminile: «Lo sport serve anche a lanciare messaggi extrasportivi. Per esempio io e Manila, su musica di Michele Braga, presentiamo oggi una coreografia sul tema dell’immigrazione: “A scream from Lampedusa”».
Tra i favoriti ci sarà ancora il mitico Bill May, icona della disciplina e modello di Giorgio: «Mi emoziono ancora ripensando a quando bambino lo vidi la prima volta in vasca al Foro Italico: ora però è un avversario come gli altri. Lui ha fatto la storia, ma ora la storia vogliamo scriverla noi».