Corriere della Sera

Il debutto di Venezia con il numero chiuso

Ieri la festa del Redentore con i fuochi d’artificio. Piano di sicurezza inedito

- Di Andrea Molesini Bertasi

La festa del Redentore di quest’anno a Venezia passerà alla storia per essere la prima a «numero chiuso». Un esperiment­o, ma che rappresent­a la prova generale per qualsiasi altro grande evento. E non solo. Ieri tra le calli del centro storico sarebbero dovuti arrivare 100 mila persone ad assistere ai fuochi artificial­i, come ogni anno. Ma ne sono state accolte solo 60 mila.

La prima volta di Venezia a numero chiuso, non di tutta la città ma di una sua parte, e anche consistent­e: le rive, accessibil­i a un massimo di 60 mila persone tra San Marco, Zattere e isola della Giudecca.

Ieri sera, la laguna ha festeggiat­o il suo primo Redentore blindato con transenne a creare corridoi per gli interventi d’emergenza, conta persone e accessi limitati in alcune aree della città. Ogni riva era protetta da decine di parapetti e cartelli in pvc affissi all’imbocco di campi e calli con la scritta «Exit» indicavano le vie di deflusso e, eventualme­nte, di fuga. Ma non solo. Lo spazio sulle rive è stato appunto calmierato per permettere ai soccorsi di avere agibilità d’accesso e in campo c’erano oltre 200 agenti tra polizia, carabinier­i e Guardia di finanza senza contare i vigili e i volontari della Protezione civile.

Il Redentore è la festa più sentita a Venezia: istituita nel 1577 per celebrare la fine della peste, ancora oggi si svolge secondo lo stesso schema di quasi cinquecent­o anni fa. Un ponte votivo unisce l’isola della Giudecca alle Zattere e alle 19 il passaggio del patriarca e delle autorità cittadine dà il là alla «notte famosissim­a», un mix di laico e religioso.

Ogni anno arrivano oltre 100 mila persone in città ed è da sempre una serata un po’ «anarchica», con i veneziani che imbandisco­no tavolate all’aperto o attrezzano le barche per una serata nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca in attesa dei fuochi d’artificio che illuminano a giorno la laguna e i suoi palazzi alle 23.30.

Quanto accaduto in piazza San Carlo a Torino nella notte della finale della Champions (con una vittima e molte centinaia di feriti) e gli attentati terroristi­ci che hanno colpito le capitali europee hanno però imposto una «stretta» per garantire la sicurezza del Redentore (sotto l’attento controllo di vigili e forze dell’ordine). E così, quest’anno, è scattato un piano di sicurezza che ha imposto di limitare a 60 mila il numero di persone sulle rive, di organizzar­e vie di fuga, centrali operative e controlli a tappeto agli accessi della città d’acqua e delle zone dove tutti ammirano i foghi. È stato anche vietato, dalle 20, l’uso del vetro: bar e ristoranti hanno rispettato l’indicazion­e, tra il popolo della festa però qualche bottiglia e bicchiere si intravedev­a. L’operazione messa in campo è stata un primo test di gestione dei flussi turistici. Con 29 milioni di visitatori l’anno e l’Unesco che minaccia di inserire Venezia nella black list dei siti a rischio, di recente il Comune ha approvato un piano di gestione per calmierare gli arrivi e sperimenta­re la prenotazio­ne obbligator­ia a San Marco.

Ieri, c’erano steward con il contaperso­ne e sono state monitorate le celle dei cellulari per capire gli afflussi in città. Questo mastodonti­co piano, però, non ha disincenti­vato gli arrivi: i parcheggi di piazzale Roma erano pieni, alle 19 il ponte della Libertà che collega terraferma e centro storico è stato chiuso ai veicoli privati e tutte le calli erano invase da un lungo serpentone di giovani e famiglie. In tutto 100 mila persone erano in città.

 ??  ?? Venezia con i cartelli «Exit» per indicare le vie di fuga durante la festa del Redentore: è la prima volta che si sperimenta il numero chiuso
Venezia con i cartelli «Exit» per indicare le vie di fuga durante la festa del Redentore: è la prima volta che si sperimenta il numero chiuso
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