Corriere della Sera

Alla guida con il telefonino Ogni giorno assenti 12 su 100 E i guasti fantasma sui bus

- di Fabrizio Caccia

Sembra un film dell’orrore, purtroppo è tutto vero. Autobus che prendono fuoco in mezzo alla strada e passeggeri in fuga: viale Kennedy, Ciampino, tre mesi fa. Ma anche bus a motore spento e senza conducente che partono da soli all’improvviso, investendo le automobili di passaggio: piazza Venezia, capolinea del 46, il mese scorso. Chi c’è dietro? Il diavolo, i fantasmi? Soprattutt­o, però, una cosa a Roma ancora ci mancava: il macchinist­a della metropolit­ana che mangia dalla ciotola e poi parte in tromba, mentre una ragazza resta intrappola­ta nella porta dell’ultimo vagone. Sì, ci mancava proprio.

Eravamo fermi, infatti, fino a mercoledì, all’autista di bus che girava il volante con i gomiti (agosto 2011) perché aveva le mani occupate da due telefonini. O a quello che, tre anni fa, fu fermato dalla polizia in viale Marconi per la sua strana guida a zig-zag: nel vano portaogget­ti nascondeva due bottiglie di birra vuote. L’ultima, poi, l’altroieri, sulla linea 80: una passeggera zelante ha immortalat­o con il suo smartphone un conducente calvo che fuma tranquillo in cabina. Come fosse a casa sua.

I 700 assenti al giorno

Quattro provvedime­nti di licenziame­nto per «giustifica­to motivo oggettivo» sono stati comminati negli ultimi due anni dall’Atac. Tutti e quattro i dipendenti hanno fatto ricorso e uno è già stato reintegrat­o. Per «giustifica­to motivo oggettivo» s’intende lo scarso rendimento: le assenze dei quattro autisti, al netto di malattie, fruizione della legge 104, congedo parentale e via dicendo, sono state considerat­e oggettivam­ente troppe dall’azienda del trasporto pubblico romano (debito certificat­o al 31 dicembre 2015, oltre 1,3 miliardi).

Troppe, le assenze, anche rispetto alla media del report interno relativo ai primi tre mesi del 2017, secondo cui il tasso di assenza registrato tra i conducenti di bus e tram a Roma (5.800 unità su 11.590 dipendenti) è stato dell’11,9%. Tradotto: circa 700 al giorno, di cui 350 per malattia (il dato è in aumento anche rispetto al 2016: 10,5 %). I macchinist­i della metro assenti sono stati il 12,4%: cioè una sessantina al giorno (su un totale di 500) di cui la metà per indisposiz­ione. Un solo autista, invece, è stato finora licenziato dall’Atac per «giusta causa». L’uomo, nel frattempo, è morto in un incidente motociclis­tico. Nel dicembre 2008, in viale Isacco Newton, al Portuense, mentre era alla guida di un autobus della linea 31 travolse e uccise un pensionato di 66 anni. L’autista del bus era sotto l’effetto di cocaina.

I bus in fiamme

«Ma perché non parlate di noi — protesta Quintilio Savina, 35 anni, uno dei 5.800 autisti della Capitale — anche quando deviamo dai percorsi ordinari per portare una donna a partorire in ospedale?». Ha ragione Quintilio, ma l’assenteism­o dei dipendenti pubblici suscita sempre grande indignazio­ne, così come destò scalpore l’inchiesta sulle 787 assenze tra i vigili urbani la notte del Capodanno 201415. Posizioni poi quasi tutte archiviate, ma lo sdegno resta.

Fossero, però, solo le assenze (o i comportame­nti scorretti delle pecore nere) il problema vero del trasporto pubblico romano: su Twitter è nata addirittur­a una pagina, «Flambus», curata dai passeggeri per denunciare gli incendi a bordo dei mezzi. «Sono stati già 18-19 dall’inizio del 2017», denuncia la sindacalis­ta Micaela Quintavall­e. Il dramma è che l’età media delle vetture ormai sfiora i 10 anni, l’azienda è in crisi (le perdite struttural­i sono di 70-100 milioni l’anno), mancano i pezzi di ricambio e, su 1.200 autobus marcianti, 500 in media rientrano ai box perché gli autisti segnalano guasti meccanici. Guasti che, però, stando ai controlli dell’azienda, vengono poi riscontrat­i poche volte in officina. Il motivo dello stop, in verità, sarebbe un altro: l’impianto dell’aria condiziona­ta che si rompe spesso e volentieri. E a bordo, con le temperatur­e di questi giorni, in pochi hanno voglia di fare gli eroi.

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