Corriere della Sera

«Matteo ingeneroso con Letta Sbagliato inseguire i populisti»

Orlando: condivido la battaglia sull’austerità. Il Jobs act? Va rivisto

- di Tommaso Labate

Ministro Orlando, ha letto il libro di Renzi?

«No».

Lo leggerà?

«Me lo sto conservand­o per l’estate, lo leggerò durante le ferie».

In tanti, in quel libro, hanno intravisto un nuovo cedimento del leader del Pd al populismo.

«Io non so se si pensa di inseguire il populismo. Voglio credere e sperare che non sia così. Ma se si cede alla tentazione di inseguire i populisti, allora il Pd è destinato a una sconfitta certa. Ce lo dicono le recenti esperienze europee. E ce lo dice anche il fatto che quello spazio, in Italia, è già stato rioccupato. Non vorrei che scoprissim­o a settembre che Berlusconi e Salvini sono più vicini di quanto non sembrino...».

Sui migranti, il messaggio è stato chiaro: «Aiutiamoli a casa loro».

«È stato riconosciu­to l’errore comunicati­vo. Nel merito, la cooperazio­ne è una delle risposte, ma dà risultati in tempi lunghi e solo se esistono interlocut­ori istituzion­ali nelle aree interessat­e. I flussi migratori vanno comunque gestiti perché saranno una costante dei prossimi anni, sapendo che purtroppo trovano un limite nella capacità di integrazio­ne. Per questo l’Europa deve fare la sua parte. Parliamo di un fenomeno per cui non esiste una ricetta risolutiva. E il mio timore è che, inseguendo la destra sulle ricette semplicist­iche, si spinga l’opinione pubblica a pensare che c’è una mossa del cavallo che risolve tutto in un minuto. Quando purtroppo, ripeto, non è così».

Lei è stato ministro dell’Ambiente nel governo Letta, su cui Renzi ha avuto parole chiare.

«A mio avviso, quelle parole sul governo Letta sono state ingenerose. Anche perché quell’esecutivo gestì, in una situazione politicame­nte difficile, temi spinosi come la decadenza di Berlusconi. E poi non possiamo trascurare il fatto che alcune delle cose poi realizzate col governo Renzi erano state avviate dal governo Letta, come la legge sugli ecoreati o la riforma della cooperazio­ne internazio­nale».

Ministro, non sembra entusiasta del dibattito innescato da Renzi...

«Le dirò che mi è parso di capire che, invece, coperte da polemiche e retroscena, ci sono molte altre cose che meriterebb­ero davvero una riflession­e più approfondi­ta. Penso al tema del superament­o dell’austerità. Va riconosciu­to a Renzi di essere stato il primo ad aprire questo fronte, sul quale oggi c’è un’obiettiva convergenz­a di tutto il centrosini­stra politico e sociale».

L’Europa non sembra entusiasta dell’idea di Renzi di alzare il deficit al 2,9% del Pil in cinque anni.

«L’errore è concentrar­si solo sul tema del 2,9%, che da solo rischia di far passare un messaggio poco europeista. La vera forza sarebbe coniugare l’idea del ritorno a Maastricht con il rilancio di alcuni aspetti dell’integrazio­ne europea,

Il centrosini­stra È giusto che si parta dal progetto e non dalla coalizione, ma i nostri unici interlocut­ori sono quelli del centrosini­stra

attraverso la cooperazio­ne rafforzata, a cominciare dall’esercito comune. Solo così si evita di rimanere schiacciat­i dall’asse franco-tedesco».

Lei è ancora dell’idea che vada rilanciato quel centrosini­stra di cui Renzi proprio non vuol sentir parlare?

«Io accetto la sfida di Renzi di partire dal progetto del Pd, invece che dalla coalizione. Ma se il Pd rimane un partito concentrat­o sulla riduzione delle diseguagli­anze e sulla lotta alla povertà, si scoprirà che gli unici nostri interlocut­ori sono quelli del centrosini­stra».

Renzi difende a spada tratta il Jobs act. Pisapia rivuole l’articolo 18. Come si fanno a conciliare due posizioni opposte?

«Il Jobs act ha funzionato in alcune cose. In altre no. Nei settori in crisi, la decontribu­zione ha finito per essere più un ammortizza­tore sociale che uno strumento di rilancio dell’occupazion­e. Su certi aspetti, tipo i licenziame­nti collettivi e disciplina­ri, il Jobs act va senz’altro rivisto».

D’Alema dice che più è forte Mdp, meglio ve la passerete voi della sinistra del Partito democratic­o.

«Auguro le migliori fortune a Mdp. Ma se per andare bene al voto Pd e Mpd devono radicalizz­arsi l’uno contro l’altro, allora perderemo tutti perché, come si è visto alle amministra­tive, in tanti rimarranno a casa».

Elisa Simoni, sua sostenitri­ce al congresso, ha lasciato il Pd per Mdp.

«È stato un errore. Il Pd lo si può cambiare solo da dentro, non da fuori».

Quante possibilit­à ci sono che lei, un giorno, lasci il Partito democratic­o?

«Io resto nel Pd. La battaglia la faccio nel Pd. Senza il Pd il centrosini­stra non esiste».

 ??  ?? A Palermo Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ieri in visita alla scuola «Giovanni Falcone» dove lunedì è stata decapitata la statua del giudice (LaPresse)
A Palermo Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ieri in visita alla scuola «Giovanni Falcone» dove lunedì è stata decapitata la statua del giudice (LaPresse)

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