Dal fisico agli insegnanti Nelle carceri l’altra faccia della vittoria di Erdogan
A un anno dallo sventato golpe, i volti delle purghe
Si muovono in corteo tenendo in alto immense bandiere turche, alcuni mostrano le foto di quei 250 cittadini che il 15 luglio di un anno fa hanno perso la vita per fermare l’ennesimo tentativo di golpe, il quarto dal 1960, in Turchia, altri marciano al rullo dei tamburi. La nuova festa nazionale, fortemente voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan, è stata celebrata in tutto il Paese con grande enfasi tra preghiere,
letture del Corano e discorsi sulla nuova stagione della democrazia. E non sono mancati i messaggi di solidarietà internazionale a cominciare dall’Alta rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini e dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg fino al Dipartimento di Stato americano.
Ma se è comune il sollievo e la gioia per lo scampato pericolo, non si può dire altrettanto di quello che è successo dopo il 15 luglio. «Il golpe è stato una minaccia tremenda alla Turchia ed era giusto prendere misure di emergenza ma nel rispetto della legge. Non è quello che sta accadendo» dice al Corriere John Dalhuisen, direttore generale di Amnesty International per l’Europa e l’Asia Centrale. Un’accusa che è stata ripetuta ieri in Parlamento dall’opposizione. Per il leader del Chp, Kemal Kılıçdaro lu, «questo edificio, che ha resistito alle bombe, è stato reso obsoleto». Mentre il vicepresidente dell’Hdp, Ahmet Yildirim, ha espresso il suo disappunto per l’occasione di unità persa: «Vengono perseguite persone e istituzioni che erano contro il golpe».
Le purghe del dopo golpe hanno portato all’arresto di oltre 50 mila persone mentre più di 150 mila dipendenti pubblici sono stati licenziati, settemila solo venerdì scorso.
Ecco alcuni casi emblematici.
I dirigenti di Amnesty
Erdogan ha detto che la Turchia merita il Nobel per la difesa dei diritti umani, tuttavia, per la prima volta al mondo, un Paese tiene in carcere i due massimi dirigenti della più nota tra le organizzazioni umanitarie. Il presidente di Amnesty International Turchia, Taner Kılıç, è stato arrestato lo scorso 7 giugno, la direttrice dell’organizzazione, Idil Eser, è finita in manette lo scorso 5 luglio. L’accusa è di complicità con Feto, la presunta organizzazione terroristica che fa capo a Fethullah Gülen.
I due professori
Nuriye Gülmen, 35 anni, assistente universitaria e Semih Özakça, 28 anni, maestro di scuola elementare, sono stati licenziati e sono in carcere dallo scorso maggio dopo che, per protesta, avevano iniziato uno sciopero della fame. Pochi giorni fa il loro avvocato ha lanciato l’allarme sulla loro salute che si starebbe rapidamente deteriorando.
Lo scienziato della Nasa
Il fisico turco americano della Nasa, Serkan Golge, 37 anni, è stato arrestato mentre era in vacanza in Turchia pochi giorni dopo il 15 luglio. A Houston, in Texas, stava lavorando al programma per la missione su Marte. A casa sua, durante la perquisizione, era stata trovata una banconota da un dollaro che viene considerata segno distintivo di appartenenza a Feto. Rischia 15 anni.
Il leader curdo
Selahattin Demirtas, leader del’Hdp, il partito d’opposizione filocurdo, è stato arrestato il 4 novembre dell’anno scorso con la copresidente, Figen Yüksekda , e altri dieci deputati. L’accusa è di propaganda terroristica. Rischia 143 anni di carcere.
Il deputato kemalista
Enis Berberoglu. Il deputato turco, membro del principale partito secolarista Chp, è stato condannato a 25 anni di carcere il 14 giugno per la fuga di notizie sul passaggio di armi in Siria su tir degli 007 di Ankara all’inizio del 2014. Lo scoop fu pubblicato nel maggio 2015 dal quotidiano laico Cumhuriyet.
Il giornalista
Ahmet Sik, celebre giornalista investigativo, noto anche per aver scritto un libro critico nei confronti di Gülen, è stato arrestato il 30 dicembre 2016 con l’accusa di fare propaganda per un’organizzazione terroristica.