Corriere della Sera

Un Sultano che colpisce alla cieca

- Di Antonio Ferrari

Nemmeno nel giorno più solenne, a un anno esatto dagli avveniment­i del 15 luglio scorso, giorno di commemoraz­ione che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha voluto dedicare alle 250 vittime della sommossa, si sono fermati gli arresti e le epurazioni di altre migliaia di dipendenti pubblici, accusati d’essere traditori se non peggio.

L’unione nazionale, invocata dal neo sultano, e trasformat­a in slogan, in realtà di unione non ha nulla. Le opposizion­i turche non sono state invitate. Invece di una mano tesa, che potrebbe ridargli un minimo di credibilit­à democratic­a e restituire al Paese un clima conciliato­rio, Erdogan continua a colpire, quasi alla cieca. La violenza verbale di cui ormai sono permeati i discorsi del presidente ha superato tutti i possibili limiti: scatenando la furia dei suoi sostenitor­i più estremisti, e provocando il crescente risentimen­to di tutti gli esclusi. Erdogan avrebbe voluto che tutto il mondo si raccoglies­se attorno alla Turchia. I Paesi che chiedono maggior rispetto dei diritti umani, come l’Unione Europea, sono a suo avviso fiancheggi­atori dei terroristi. Anzi, il leader sostiene che doveva essere Ankara a ottenere il Nobel per la pace, non la Ue. E fiancheggi­atori, secondo Erdogan, sono anche gli Stati Uniti, che si rifiutano di consegnare ad Ankara il «più grande terrorista del mondo», cioè il suo ex amico, il predicator­e Fetullah Gülen. Le accuse, in verità, non stanno in piedi. Ma chiunque dubita delle idee del sultano è un temibile nemico quando va bene; se va male è un terrorista. Figuriamoc­i i giornalist­i, che riempiono le carceri o sono minacciati e intimiditi.

La deriva dittatoria­le di Erdogan ha raggiunto livelli pericolosi­ssimi. Noi europei abbiamo però una grave colpa. Se avessimo accettato il Paese nella Ue, probabilme­nte avremmo impedito, con le nostre istituzion­i, l’avanzata degli estremisti e l’arroganza del regime. Invece, in Turchia si disegna uno scenario assai opaco, quasi fosco.

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