Corriere della Sera

Citazioni

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In quanto tempo riesce a risolverlo? Quante combinazio­ni aveva previsto? Si aspettava che durasse così tanto? Per me è come se fosse uno dei miei figli. Ho cercato di seguirlo, mi sono impegnato perché avesse successo. può sembrare ardita, in effetti lo è. Quando decide di parlare, il taciturno Erno Rubik parla da filosofo, perché si considera tale. «Cerco di volare alto senza mai perdere di vista la terra. Mi piace usare il cervello, chiedermi il perché di ogni cosa. Anche il cubo è nato così».

A Budapest lo consideran­o una Greta Garbo moderna, per via della riservatez­za maniacale, della vita ritirata nella sua villa sul lago Balaton, dove insieme alla moglie riceve soltanto la visita delle quattro figlie e colleziona i tentativi di imitazione delle sue invenzioni, che sono tutte dirette discendent­i del cubo o a lui ispirate. I suoi connaziona­li guardano il professor Erno da lontano, senza nemmeno sapere a quanto ammonta il suo ingente patrimonio. «Non sono mai andato via perché le radici sono importanti. Ci sono alcune cose che mi piacciono del mio Paese. Le tradizioni, la natura. Altre mi piacciono molto meno». Il sorriso che accompagna l’ultima frase è definitivo, non bisogna fare altre domande sul tema. Al tempo di Orbán la politica è tabù anche per l’ungherese più celebre del mondo. «Guardi che si sbaglia. Non sono io a essere famoso, ma il cubo che porta il mio nome». A proposito professore, abbia pazienza: lei quanto ci mette a risolverlo? Rubik, l’uomo, risponde con un sorriso di commiseraz­ione, alzando gli occhi al cielo. «È da tanto tempo che non lo faccio più».

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