Corriere della Sera

L’APOLOGIA DI FASCISMO È UN PROBLEMA ATTUALE

- Di Donatella Di Cesare

Colpiscono le polemiche suscitate dalla proposta di legge, presentata da Emanuele Fiano, che intende punire chi propaganda immagini o contenuti del fascismo e del nazismo.

In queste polemiche aspre e brutali, che in taluni casi hanno finito per trascender­e nell’offesa personale e nello scherno antisemita, si deve leggere l’indizio di una tensione profonda, di un disagio evidente. Affrontare il tema del fascismo nello spazio pubblico sembra, in questo Paese, un’impresa impossibil­e. Tutto (o quasi) funziona, finché si indaga il fenomeno storico proiettand­olo nel passato, finché si celebrano riti e cerimonie nelle ricorrenze previste. E forse, chissà, i tanti discorsi ufficiali, a lungo andare, hanno perfino nuociuto.

Altrimenti vanno le cose quando si discute del fascismo nelle sue manifestaz­ioni attuali, che non hanno nulla né di nostalgico né di folklorist­ico. Basta fare un giro nel web. Parliamo, dunque, del presente e del futuro.

L’Italia ha conservato i suoi fantasmi, che tornano ad aggirarsi con vecchi simboli e rinnovati contenuti. Si dirà che sono solo spettri. Ma lo spettro è uno spirito — e lo spirito del fascismo non è né morto né, tanto meno, sepolto. Neppure quello del nazismo.

Un esempio? Anziché essere aperta e cosmopolit­a, come quella di altri Paesi occidental­i, la nostra cittadinan­za si basa sul sangue, in parte sul suolo. Come se sangue e suolo fossero criteri ovvi — anziché la cultura, la lingua, l’appartenen­za civica. Non si tratta di argomenti remoti, bensì di questioni urgenti, che ci riguardano da vicino.

Forse più delle polemiche sconcertan­o le confusioni, casuali o volute. Non è mancato chi ha tirato fuori l’«islamofasc­ismo», etichetta per la notte

Pericolo Parlare è agire: parole, simboli, contenuti del ventennio non devono circolare liberament­e

in cui tutte le vacche sono nere. Ma c’è soprattutt­o chi, in questi giorni, ha parlato di «fascismo dell’antifascis­mo», chi con giravolte e capriole vorrebbe far passare per alternativ­i pensieri stantii e reazionari.

Molto ci sarebbe da dire sui due totalitari­smi, una tesi che non regge più. La corruzione di un progetto non è il progetto: il comunismo era un umanismo di giustizia sociale. Il totalitari­smo nazifascis­ta è stato la perversion­e innalzata a progetto — in gran parte compiuto. I gulag non sono equiparabi­li ai campi di sterminio — per via delle camere a gas. È una differenza qualitativ­a e decisiva.

Certo, Mussolini non era Hitler. Ma dalle stazioni ferroviari­e italiane sono partiti i treni per i lager.

Basta sollevarsi da ogni responsabi­lità! Il fascismo, quello che faceva eliminare gli oppositori, quello delle leggi razziste, della guerra in Etiopia, dello stato assoluto, ha colpe enormi. È triste e allarmante che in una spiaggia italiana possa essere esposto, a mo’ di sberleffo, un cartello che ridicolizz­a le camere a gas.

Non si può accogliere nel dialogo democratic­o chi quel dialogo vuole cancellarl­o. Il limite è sottile — e il problema è condiviso da altri Paesi europei. Ma le leggi vanno aggiornate anche qui. Occorre fra l’altro tenere conto del web. Parlare è agire. Parole, simboli, contenuti del fascismo e dell’hitlerismo non devono circolare liberament­e davanti a spettatori noncuranti.

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