Corriere della Sera

La favola di Basile diventa un dramma E la smania del lifting finisce sotto accusa

- DALLA NOSTRA INVIATA Emilia Costantini

Due vecchie centenarie contorte nelle membra doloranti: sono il libro mastro della bruttezza. Due donne che di femminile non hanno più nulla, sono talmente ridotte allo stremo di una sessualità archiviata, che sembrano uomini. E proprio da due attori, Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, sono interpreta­te nello spettacolo di Emma Dante, La scortecata, liberament­e tratto da Lo cunto de li cunti di Giambattis­ta Basile e presentato al Festival dei Due Mondi. La vicenda racconta di un re innamorato della bella voce di una donna e del cui corpo l’unica parte che conosce è il mignolo: lo può ammirare, baciare attraverso il pertugio di una porta chiusa. Ma dopo aver consumato con la sconosciut­a un amplesso al buio, scopre la verità e la scaraventa dalla finestra. La poveretta non muore e viene tramutata da una fata in una giovane bellissima: sposa il re e vissero felici e contenti. Non è questo l’epilogo scelto dalla Dante, che prende spunto dalla vicenda antica per puntare il dito contro gli eccessi della chirurgia plastica, vizio delle donne di voler apparire più giovani e belle. La «scortecata» del titolo è colei che, per strapparsi di dosso la vecchiaia, chiede alla sorella di spellarla con un coltello. Un finale drammatico per un racconto rielaborat­o, con acida ironia, dalla regista palermitan­a che sa confrontar­si con la lingua partenopea. Non ci sono fate buone nel basso napoletano ove è ambientata la storia, ma solo la disperazio­ne di chi non accetta il trascorrer­e del tempo. Le due vecchie megere, sognando di spacciarsi per «guagliunce­lle», appaiono patetiche e maldestre nella loro ostinata intenzione di evocare un incantesim­o che non può avvenire.

 ??  ?? In scena D’Onofrio e Maringola in «La scortecata»
In scena D’Onofrio e Maringola in «La scortecata»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy