Corriere della Sera

«Raccontere­i Beirut in un film Sanremo? Solo nel mio stile»

Mika: nel mio prossimo show televisivo anche una minifictio­n

- DALLA NOSTRA INVIATA Laura Martellini

Nuovo album

Mika come uno di loro: come uno delle centinaia di ragazzini che popolano il Giffoni Festival, i ferretti ai denti e le mani alzate per interrogar­e l’idolo pop. La testa piena di idee e di progetti. Proprio come uno di loro. Anticipa prima del bagno di folla: «Mi piace contaminar­e, provocare storie e cambiare le regole del gioco. Il prossimo autunno tornerò in tv con Stasera casa Mika. La domanda che mi sono posto è come mescolare fiction e varietà. Grazie a una folta squadra di autori stiamo riuscendo ad alternare l’improvvisa­zione in studio con una minifictio­n scritta da Ivan Cotroneo. Aggiungi la presenza di ospiti pronti a raccontars­i, ed ecco un laboratori­o in quattro puntate di cui poco m’importa quali ascolti otterrà. Mi sento libero di osare».

Mika pure al festival di Sanremo? I social lo fanno già salire sul palco. Lui però chiarisce: «Per me sarebbe un vero onore, ma condurre non è il mio mestiere. C’è chi lo sa fare molto meglio di me. Potrei provarci solo nel mio stile, ma i tempi si dilaterebb­ero in una maniera che non posso permetterm­i, tanto ho da fare».

«Sto scrivendo un nuovo album con una persona di cui non rivelo per ora il nome — spiega l’anglo-libanese —. Sarà un disco superpop, dal sound pieno di follia e fantasia. I talent? Li vivo ormai da spettatore. Mi sono serviti a rimuovere certe mie paranoie rispetto alla tv. Ho partecipat­o ai migliori su piazza, dal punto di vista estetico. Ora passo ad altro. Voglio provare la paura, perché è la paura a dirti quando stai tentando qualcosa di veramente nuovo».

Il Peter Pan giramondo si dice ossessiona­to dalle contaminaz­ioni: «Qui il cinema incontra la gioventù. Mi hanno persino proposto di girare un film, un lavoro superserio. Troppo serio», sorride. Il cinema che ama è quello del «realismo magico di Tim Burton. Da ragazzino quando andavo a vedere i suoi film immaginavo di precipitar­e in quel mondo meraviglio­so. I Goonies di Donner: sempliceme­nte fantastici. Avrei voluto essere Natalie Portman in Leon. Harry Potter no. La magia fine a se stessa non mi interessa». Le città che ama e che lo ispirano di più? Napoli e Beirut: «In entrambe ci sono individui che rovinano la vita delle persone, ed è l'aspetto più facile da presentare. Come all’estero, di Beirut molti hanno ancora solo l’immagine degli Hezbollah, così è più facile vendere la versione Gomorra di Napoli, che comunque è una serie fatta benissimo, non ne ho persa una puntata». E a proposito del Paese in cui è nato, Mika ha un sogno: «Mi piacerebbe fare una serie o un film che raccontass­e il Libano da una prospettiv­a diversa, come ha fatto Nadine Labaki con Caramel. L’idea mi è venuta un anno e mezzo fa. Lo vediamo anche in Siria, la guerra ha cancellato almeno tre generazion­i. Io raccontere­i le storie di persone che hanno vissuto il Libano dopo quella lunga guerra».

Così parla Mika ai ragazzi di Giffoni: «Sono cresciuto in

«Sto scrivendo un nuovo disco superpop dal sound pieno di follia e fantasia»

una famiglia super severa, dove però non è mai mancato l’amore, che è alla base di tutto. Senza non esiste creatività. Fate tesoro della famiglia, della lettura». Prosegue: «Da ragazzino ero tondo e basso, poi d’improvviso, a 14 anni, mi sono ritrovato alto e magro: scioccante. Tutti in cortile giocavano a calcio. Io schivando le pallonate mi rintanavo nelle stanzette dei pianoforti. La musica mi ha salvato e aiutato a costruire un’identità».

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