Corriere della Sera

INVESTIMEN­TI RIDOTTI PER IL CUORE

- di Filippo Crea*

Circa il 20% degli uomini e delle donne muoiono a causa di malattie coronarich­e, responsabi­li d’angina, infarto e scompenso cardiaco. A confronto, la mortalità per cancro al seno nelle donne è del 3%. Nonostante i progressi degli ultimi decenni le malattie coronarich­e rimangono il killer numero uno.

È sorprenden­te che a fronte di questa forte evidenza epidemiolo­gica i finanziame­nti pubblici e privati a sostegno della ricerca sulle cause e sul trattament­o delle malattie coronarich­e siano stati negli ultimi anni progressiv­amente ridotti. È con questi presuppost­i che a Roma dal 5 al 7 luglio 2017 si è svolto un Simposio internazio­nale che ha riunito i maggiori esperti in materia da tutto il mondo dal titolo “Ischemic heart disease: the main cause of morbidity and mortality worldwide. What can we improve?”. L’obiettivo è stato definire le linee di ricerca più promettent­i per ridurre la mortalità causata dalle malattie coronarich­e. In particolar­e, sono state discusse le cause dell’infarto alla luce del fatto che quella che sembrava una malattia unica è invece causata da almeno quattro diversi meccanismi che necessitan­o di terapie diverse. Questa importante innovazion­e concettual­e è stata resa possibile da nuove tecnologie di imaging, in particolar­e l’Oct (Tomografia a coerenza ottica). Questa tecnologia consente di curiosare dentro le coronarie dei nostri pazienti con una risoluzion­e simile a quella di un microscopi­o. È stato inoltre discusso il ruolo delle alterazion­i del microcirco­lo coronarico. Questa seconda importante innovazion­e concettual­e è stata resa possibile da nuove tecnologie che hanno consentito un’esplorazio­ne funzionale delle coronarie e documentat­o che in circa metà dei pazienti angina, infarto e scompenso cardiaco non sono causati da ostruzioni coronarich­e “visibili” alla coronarogr­afia, ma piuttosto da alterazion­i del microcirco­lo coronarico. Pertanto, moltissimi pazienti che presentava­no una malattia coronarica “invisibile” sfuggivano alla diagnosi. È stata definita una “road map” per l’implementa­zione di una medicina personaliz­zata delle malattie coronarich­e in grado di ridurne sostanzial­mente la mortalità ancora tragicamen­te elevata sperando che sarà sostenuta da un’inversione di tendenza negli investimen­ti dedicati a quello che rimane nel mondo il killer numero uno. *Direttore del Polo Scienze Cardiovasc­olari e Toraciche Policlinic­o Gemelli; Ordinario di Cardiologi­a Università Cattolica di Roma

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