Corriere della Sera

Chi «ben comincia » resterà sano a lungo

Ciò che accade dal concepimen­to fino ai due anni di età può modificare non poco il rischio di andare incontro, anche decenni dopo, a malattie serie. Le future mamme dovrebbero quindi porre attenzione sia al proprio stile di vita sia ad altri fattori in gr

- Elena Meli

Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), consultabi­le sul sito www.sipps.it. Quanto sia essenziale tenerne conto si capisce dalle parole di Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps: «Le malattie su cui i primi mille giorni hanno effetto rendono conto del 70 per cento della mortalità nel mondo e del 90 per cento di quella nell’Unione Europea. Se riuscissim­o a prevenirle educando le future mamme potremmo cambiare le sorti della maggioranz­a della popolazion­e».

I mille gradini da salire uno dopo l’altro per garantire la salute ai propri figli hanno un Le malattie su cui i primi mille giorni hanno effetto rendono conto del 70 per cento della mortalità nel mondo e del 90 per cento di quella nell’Unione Europea tempo zero fissato al momento del concepimen­to anche se, volendo essere pignoli, occorrereb­be fare attenzione anche prima (si veda l’articolo sotto). Da quando l’ovulo incontra lo spermatozo­o, però, qualsiasi evento può avere ripercussi­oni, nel bene e nel male: «Durante la gravidanza e nei primi due anni di vita l’organismo vive la sua fase di sviluppo più marcato: l’individuo è in formazione e anche piccole differenze possono avere un impatto enorme — specifica Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria —. Fino a qualche anno fa pensavamo che il destino fosse scritto nei geni (i tratti di Dna che codificano, cioè contengono le istruzioni per la sintesi delle proteine nella cellula ndr) e tutto dipendesse dall’avere o meno buoni cromosomi: questo Dna però è pari al 3 per cento del totale, il resto è stato considerat­o per anni “Dna spazzatura” ma oggi sappiamo che ha invece una potente funzione di regolazion­e, può cioè accendere e spegnere i geni decidendo, sotto l’influenza dell’ambiente, se e come un gene sarà espresso. In altri termini, anche se nel patrimonio genetico c’è un gene che predispone all’obesità si può sempre evitare che si attivi con un contesto virtuoso nei primi tempi dello sviluppo».

«Oggi sappiamo che l’epigenetic­a (ovvero le alterazion­i genetiche, anche trasmissib­ili, che non sono già scritte nel codice genetico, ndr) è la chiave per spiegare l’importanza dei primi mille giorni — conferma Di Mauro —. Il Dna non codificant­e è infatti un’interfacci­a tra ambiente e genotipo: traduce i segnali che arrivano dall’esterno in meccanismi di regolazion­e dell’espression­e genica, che si adatta quindi alle condizioni ambientali prevedendo che queste restino immutate almeno fino all’età riprodutti­va. La programmaz­ione impostata in utero e nelle primissime età della vita rimarrà operativa per sempre, per questo i primi mille giorni sono così decisivi per la salute decenni dopo e perfino sui figli. Il palese insuccesso, o quantomeno il successo assai limitato, dell’adozione sono messaggi di semplice buonsenso. «Spesso banalizzat­i e invece fondamenta­li, dal no a fumo e alcol all’evitare l’eccesso di peso in gravidanza o la sedentarie­tà (si veda l’info grafica)», puntualizz­a Villani.

Un’inversione di rotta pare indispensa­bile, perché secondo gli esperti stiamo già pagando scelte poco felici del recente passato: l’incremento di alcune patologie registrato negli ultimi anni (dalle malattie metabolich­e ai disturbi del neurosvilu­ppo) sarebbe legato a doppio filo a condizioni ambientali cambiate rispetto anche solo a cent’anni fa.

«L’uomo si trova di fronte a sfide biologiche evoluzioni­sticamente nuove — osserva Di Mauro —. Passare dalle carestie all’abbondanza di cibo ovunque ha avuto conseguenz­e quasi tutte positive, ma obesità materna, diabete gestaziona­le, ipernutriz­ione del lattante erano sconosciut­e fino a pochi decenni fa. Alcol, fumo, inquinanti sono altri elementi nuovi per la nostra specie, che non hanno avuto un ruolo nella selezione naturale; tuttavia i meccanismi epigenetic­i di risposta all’ambiente sono sempre operativi e possono “leggere” in modo inappropri­ato i messaggi generati da queste situazioni inattese».

Il risultato è un aumento del rischio di malattie che fino a un recente passato erano meno frequenti: per questo è così essenziale ridurre al minimo le “interferen­ze” nei primi mille giorni.

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