Le pari opportunità in partenza sono anche un volano economico
o dicono gli economisti (non solo i pediatri) e se ne è parlato anche durante l’ultimo Festival dell’Economia di Trento, dove diversi esperti hanno ribadito il concetto: investire nel primissimo periodo di vita dei bambini è il mezzo meno costoso e più efficace per combattere l’ingiustizia sociale.
«Le differenze fra piccoli cresciuti in ambienti socioculturali svantaggiati e bimbi vissuti in contesti più positivi si possono diminuire puntando sui primi mille giorni, dal concepimento ai due anni — dice Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste, che a Trento ha discusso i dati più recenti sul tema —. James Heckman, Premio Nobel per l’economia, ha illustrato molto efficacemente come il rapporto tra ritorno economico e costo dell’investimento in interventi sia molto alto a partire dalla gravidanza e per tutta l’età prescolare, per poi rapidamente scendere. Si tratta di una finestra di opportunità personale, quindi, e sociale: le istituzioni devono comprenderlo e colmare i vuoti, garantendo a tutte le famiglie l’accesso ai servizi di salute pre e perinatale. Basti pensare che in Sicilia la media regionale dei posti negli asili nido copre il 3-4% della popolazione in- n neonato non parla, non legge, non fa di conto. Ma come lo farà in futuro dipende tantissimo dai primi mille giorni: la base delle capacità intellettive, non solo della salute fisica, si pone proprio in questo periodo. Di nuovo, contano le abitudini della mamma: se fuma, per esempio, si riduce il quoziente intellettivo del nascituro; l’alcol è una delle principali cause di ritardo neurocognitivo, per cui meglio astenersi in gravidanza. Fin dalla gestazione, quindi, occorre avere comportamenti corretti se vogliamo che il cervello del bimbo non ne risenta; tuttavia per favorire una corretta crescita cognitiva, emotiva, linguistica tanto si può fare anche dopo.
Le regole per riuscirci le ha stilate il Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste, nel nuovo volume “Come possiamo nutrire la mente dei nostri bambini”: niente di troppo complicato, ma si tratta di interventi fondamentali per non sprecare un’occasione d’oro che si presenta una volta sola nella vita, quando si costruiscono le reti neurali che poi consentiranno al bimbo di raggiungere il suo pieno potenziale di sviluppo.
«La ricchezza dei collegamenti nervosi nel cervello dipende dalle opportunità di interazione con il mondo circostante offerte al bambino nei primi 2-3 anni, quando il processo di costruzione della rete neurale è più veloce e intenso — spiega Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino di Trieste —. In questo periodo il cervello assorbe informazioni che gli consentono di sviluppare più abilità, competenze, capacità: i primi due anni, per esempio, sono fondamentali per il linguaggio e fin dalla nascita il piccolo inizia a riconoscere suoni ed espressioni associandoli a oggetti e sensazioni, per farlo però ha bisogno di un ambiente ricco di relazioni. Cogliere le opportunità fantile: una miopia grave, che condanna un territorio al sottosviluppo per decenni».
Da almeno un decennio Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale della Sanità e Unione Europea stanno moltiplicando gli sforzi per rafforzare le politiche per l’infanzia, anche perché migliorare le condizioni di vita dei bambini è un volano positivo per i loro genitori, come sottolinea Tamburlini: «Educare i piccoli può far breccia sulle abitudini degli adulti: se leggere diventa un passatempo per il figlio leggeranno di più anche mamma e papà».