Perché non diventiamo pro-vegetariani? I vantaggi della «terza via» che non bandisce carne, pesce e latticini
referire alimenti di derivazione vegetale nella maggior parte dei casi, puntando a una dieta per lo più verde che si conceda però qualche sporadica incursione fra bistecche e grigliate di mare: è questo il regime pro-vegetariano, una «terza via» che secondo una ricerca condotta dall’epidemiologa Camille Lassale dell’Imperial College di Londra, ridurrebbe del 20 per cento la mortalità per malattie cardiovascolari rispetto a chi invece non ama molto frutta, verdura e legumi.
I dati hanno la forza dei numeri, perché arrivano da oltre 450 mila persone di 10 Paesi che dal 1992 hanno partecipato allo studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC): tutti all’inizio dello studio avevano fra i 35 e i 70 anni ed erano privi di malattie croniche, hanno risposto a questionari sull’alimentazione, lo stile di vita e l’attività fisica, quindi sono stati seguiti per una media di dodici anni registrando eventuali malattie e decessi. Per identificare il tipo di dieta e il grado di vicinanza a un regime vegetariano i ricercatori hanno assegnato un punto per ogni alimento consumato abitualmente e appartenente a uno dei sette gruppi di cibi vegetali (ortaggi, frutta, legumi, cereali, patate, noci e nocciole, olio d’oliva), togliendo invece un punto per i prodotti di origine animale di cinque gruppi (carne, grassi animali, uova, pesce e crostacei, latticini).
Sulla base del punteggio ottenuto ciascuno è stato definito pro-vegetariano o ipo-vegetariano; quindi, tenendo conto di elementi come età, sesso, abitudine al fumo, sedentarietà e così via, gli epidemiologi hanno stimato il rischio di morte per cause cardiovascolari come ictus e infarto, correlandolo al tipo di dieta. I risultati, presentati al congresso dell’American Heart Association dedicato a epidemiologia, prevenzione e stili di vita, mostrano che i pro-vegetariani registrano una mortalità inferiore rispetto a chi è ipo-vegetariano: i primi introducono circa il 70 per cento delle calorie da fonti vegetali, i secondi si fermano a meno del 45 per cento delle calorie quotidiane mangiando per il 65 per cento prodotti animali. Infarti, ictus e mortalità per patologie di cuore e vasi si riducono del 20 per cento con l’alimentazione che tende al verde e Lassale spiega: «Un’alimentazione pro-vegetariana non impone divieti assoluti su specifici cibi, ma si focalizza solo sull’incremento della proporzione dei prodotti vegetali rispetto a quelli animali: non si tratta di mettere al bando carne, pesce e latticini, ma soltanto di sostituirli un po’ più spesso con cibi di origine vegetale». Una dieta assai simile a quella mediterranea “vera” dei nostri nonni, sostanzialmente quasi-vegetariana: pochissima carne rossa, una buona quota di pesce azzurro e uova ma soprattutto tanti legumi, cereali integrali, verdura e frutta. I benefici di un’alimentazione in cui la Un’alimentazione pro-vegetariana si focalizza solo sull’incremento della proporzione dei prodotti vegetali rispetto a quelli animali Con l’alimentazione che «tende al verde», si è visto che infarti, ictus e mortalità per patologie di cuore e vasi si riducono del 20 per cento
carne sia spesso sostituita da vegetali peraltro non si limitano alla protezione di cuore e vasi, come spiega una ricerca pubblicata su JAMA Internal Medicine per la quale poco meno di 100 mila persone sono state seguite per oltre sette anni: un’alimentazione pro-vegetariana si traduce infatti in un calo dell’8 per cento del pericolo di tumore al colon-retto e chi per esempio elimina quasi del tutto la carne ma continua a mangiare pesce, uova e latticini vede la probabilità crollare addirittura del 43 per cento, ancor più dei vegani in cui il pericolo di tumore scende del 16 per cento.